Incontro con ‘Nduccio a Vinitaly 2023
Primo giorno della fiera di Verona, Vinitaly 2023. Entrando nel padiglione Abruzzo, mi trovai davanti uno stand con le immagini di Germano D’Aurelio, noto come ‘Nduccio, al momento pensai che fosse la sua immagine prestata a qualche cantina abruzzese per promuovere il proprio vino, ma mi sentii chiamare, era ‘Nduccio in carne ed ossa che da cabarettista si era trasformato in altro. ‘Nduccio a Vinitaly 2023.
La genesi di “Sott’ a la capanna”
Presa dalla curiosità, iniziai a chiedere cosa ci facesse dietro un banchetto di degustazione, e il suo racconto iniziò proprio così: “Sono un abruzzese che ha ereditato l’amore per la terra da suo padre, coltivatore diretto. Una sera, un bicchiere di vino biodinamico della BIO Cantina Sociale di Orsogna mi ha fermato il tempo: ho riaperto gli occhi su di un mondo perduto e mai dimenticato, riscoprendo il Vino di mio Padre. Aveva gli stessi Sapori, uguale Sincerità, i medesimi Ricordi e le forti Emozioni.”
La filosofia di produzione e il rispetto per la terra
Nonostante sia stato trascinato dal palco per anni, ‘Nduccio ha sempre desiderato tornare alla sua terra e riprodurre il vino che faceva suo padre, un vino che non aveva bisogno di lieviti perché già presenti nell’uva stessa.
Così è nata la linea di vini “Sott’ a la capanna”, che prende il nome di una sua celebre canzone, prodotta insieme a chi ha creduto in questa avventura, l’enologo della Bio Cantina Orsogna, il dottor Camillo Zullì.
Le uve utilizzate per la produzione provengono da vigneti coltivati senza ricorso alla chimica e secondo il disciplinare biodinamico Demeter. La manualità del vignaiolo è fondamentale per la qualità dell’uva e dei vini prodotti. Infatti, tutte le operazioni colturali, dalla potatura alla selezione dei grappoli e alla raccolta, vengono eseguite a mano nella capanna.
Caratteristiche del vino e la convivialità della bevuta
Il risultato? È un vino gioioso, invitante e schietto, che richiama alla mente la tradizione e la convivialità della bevuta.
Le etichette e la storia dietro ogni bottiglia
Ma non è solo la bontà del vino che mi ha colpito, ma a rendere speciale la linea “Sott’ a la capanna” è stata anche l’attenzione particolare nella realizzazione delle etichette e nel formato della bottiglia. Le immagini in bianco e nero sulle etichette sono legate alla vita della famiglia contadina e ripercorrono la vita di quegli anni. Sono casualmente assortite sulle etichette, ma tutte legate alla storia della terra e delle tradizioni abruzzesi.
Un esempio? In una scatola che contiene sei bottiglie dello stesso vitigno, le etichette sono tutte diverse l’una dall’altra, con ognuna la sua storia.
Una delle tante bottiglie contiene anche l’immagine di ‘Nduccio bambino, che abbraccia una fisarmonica con la didascalia “Lu Salterella”, che era la danza dell’allegria del Movimento e del Cortegiamento.
La linea “Sott’ a la capanna” comprende diversi vini, come il Cococciola, il Cerasuolo d’Abruzzo, il Montepulciano d’Abruzzo, il vino frizzante bianco e il vino frizzante rosato. Ma tutti condividono lo stesso spirito conviviale e la stessa filosofia di produzione, rispettando la natura e le tradizioni della terra d’Abruzzo.
Il tappo di ceramica e l’attenzione al dettaglio
Altro aspetto particolare è nella bottiglia, ‘Nduccio ha sottolineato che il tappo di ceramica utilizzato per chiudere ogni bottiglia di “Sott’ a la capanna” è una soluzione pratica e funzionale. Dopo aver bevuto il vino, è sufficiente chiudere il tappo e riporre la bottiglia in frigorifero, pronto per essere gustato nuovamente in un altro momento.
La storia e la tradizione di un vino abruzzese
In definitiva, “Sott’ a la capanna” è un prodotto che rappresenta il ritorno alle origini, alla convivialità della bevuta e alla tradizione della terra di Abruzzo. Un vino schietto, da bere senza timore, magari con un vecchio bicchiere da osteria, che racchiude in sé la storia e le tradizioni di una terra meravigliosa.
In conclusione, una bella storia e un buon vino… che non fa male!
Di Marzia Falcone