Racconti Grafologici di Festività Passate
Benvenuti al Racconto dei Paraffi di Charles Dickens, un viaggio speciale nel mondo natalizio, esplorando il legame unico tra il periodo festivo e la sua firma caratteristica. In questo articolo, ci immergeremo in ‘Un Natale fra i Paraffi di Dickens’, analizzando la grafologia speciale che svela dettagli emozionanti sulla vita e sull’opera dell’autore durante la stagione festiva. Scopriremo come i suoi segni distintivi raccontano storie affascinanti del passato e del presente, offrendoci uno sguardo privilegiato nella mente del celebre scrittore.
Un Natale fra i Paraffi di Dickens: Alla Scoperta della Grafologia Natalizia
Il 17 dicembre 1843 lo scrittore inglese Charles Dickens (1812-1870) pubblicava la prima edizione di A Christmas Carol (in italiano Canto di Natale), uno fra i più significativi esempi di Christmas Fiction che continua a ispirare, in tutto il mondo, centinaia di versioni teatrali e cinematografiche anche in forma di music-hall, balletti e opere liriche.
Il primo a creare una riduzione teatrale del racconto fu lo stesso autore che all’età di 45 anni, in seguito a una crisi personale e professionale, decise di rappresentare Canto di Natale in forma di one man show, utilizzando solo un fondale chiaro e un tavolino per appoggiare il copione su cui annotava pause, tempi e timbri di voce di Scrooge, il piccolo Tim, i tre spiriti e tutti gli altri personaggi.
A Christmas Carol è un racconto che, in un viaggio fra passato e presente, parla di solitudine, disincanto ed errori esistenziali, i cui segni tornano a bussare alla porta della nostra coscienza con tutte quelle pesanti catene che ognuno si costruisce nei propri percorsi di vita.
Qui potete ascoltare la versione in audio del racconto:
https://www.youtube.com/watch?v=-vZ5pwpFAK0
Ma qual era la grafia di Charles Dickens?
Partiamo dalle sue singolari firme, caratterizzate da numerosi e avvolgenti paraffi sottostanti.
I paraffi sono tanti quanti sono i cervelli che li escogitano, scriveva lo psicologo e grafologo svizzero Max Pulver.
In grafologia il paraffo (anche nella forma al femminile paraffa) indica un segno o svolazzo aggiunto alla firma, spesso come prolungamento del filetto terminale dell’ultima lettera, ma talora anche tracciato dopo la firma, come sottolineatura o cornice di questa.
Deriva dal fr. paraphe, in latino medievale paraffus, riduzione del lat. tardo paragrăphus (segno, paragrafo) indicante la separazione di alcune parti in uno scritto.
Il paraffo è quindi un gesto accessorio che completa, arricchisce, abbellisce e rende speciale la firma, assumendo molteplici fogge, dalle più semplici alle più sofisticate e fornendo molte informazioni sullo scrivente.
I paraffi, infatti, sono importantissimi in ambito peritale per definire l’autografia dello scrivente, perché nella maggioranza dei casi sono tratti tipici, peculiari e altamente individualizzanti.
Le firme di Charles Dickens sono vergate senza interruzione fra nome e cognome, segno di un legame stretto, anche se conflittuale, tra individualità e storia familiare. Nelle prevalenti angolosità del tracciato si legge introversione, razionalità, sofferenza e tensione, in particolare sino alle firme del 1837-1838.
Le firme successive acquistano una leggera morbidezza, un probabile fare pace con i traumi del suo passato, seppure l’iniziale del cognome, visibilmente ridotta rispetto al nome, sia da collegare all’immagine interiore della figura paterna. Nel 1824 il padre John Dickens venne recluso per debiti nella prigione della Marshalsea e la famiglia, costretta ad impegnare i propri mobili presso un prestatore, si impoverì ulteriormente.
Il movimento serpentino dei paraffi è indice di grande vivacità intellettiva, ma anche di ritorno del pensiero ai dispiaceri sofferti; ricordiamo che Charles, per problemi di povertà in famiglia, lavorò undicenne in una fabbrica di lucido da scarpe, la Warren’s Blacking Warehouse, per dieci ore al giorno.
A livello grafologico la zona inferiore di uno scritto è da associare all’inconscio più profondo, lì dove si annida e viene conservata la memoria emotiva dei traumi con le sue ferite, sofferenze e dispiaceri, sede di un enorme archivio biografico.
I paraffi progressivi che si concludono in tutte le sue firme con un gancio regressivo a sinistra esprimono compensazioni a complessi di inferiorità e meccanismi di difesa che avvolgono e proteggono il vissuto dello scrivente e il suo ruolo sociale.
Ferite visibili anche nelle trame grafiche di Dickens, presenti anche in altri campioni di scrittura visionabili in rete (cfr. https://www.bridgemanimages.com/it/noartistknown/letter-from-charles-dickens-to-catherine-hogarth-may-1835-extract-from-letter-the-sudden-and/nomedium/asset/33067319
Si vedano, ad esempio, le discendenze sul rigo in questa lettera, datata agosto del 1856 in cui lui si dice molto preoccupato per la notizia della diffusione della difterite che ha letto sulla stampa, spingendolo a mandare i suoi figli in Inghilterra per essere al sicuro.
Caratteri grafici riconoscibili anche in una enigmatica lettera scritta dal romanziere in brachigrafia, uno strano alfabeto stenografico antico,
composto di abbreviazioni, simboli e acronimi, decifrata nel febbraio del 2022 da diversi studiosi, anche italiani. Nella lettera vi era la sua protesta contro un giornale per il rifiuto di un’inserzione pubblicitaria.
E fra canti di Natale, svolazzi, paraffi e misteriose grafie un verde speranza augurio grafico a tutti voi lettori.
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Monica Ferri (grafologa)