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Come si viaggiava nel passato: quando il tempo era … un optional

Viaggi nel Passato: Mezzi e Tempi Epici

Viaggi nel passato: mezzi e tempi, confrontando carrozze, diligenze e l’evoluzione storica da Milano a Firenze e oltre.

Se le distanze ai tempi di Re Luigi erano…faraoniche!

Nel Medioevo, il viaggio era quasi un atto di coraggio estremo per i supplizi che comportava e per l’incertezza del ritorno a casa.

Determinante per la riuscita o meno del viaggio era il mezzo di trasporto, e raffrontando il tutto con i mezzi e i tempi di percorrenza odierni, si rimane sconcertati; infatti, è come se il tempo si fosse “ristretto” per spedire, ricevere, partire e giungere a destinazione.

Per i più curiosi… sotto l’egemonia di Luigi XIV, a Parigi, le carrozze potevano percorrere anche 40-50 chilometri in un giorno… però da Laval ad Orleans ne occorrevano 12.

Milano-Firenze? 2 mesi

Per spostarsi da Milano a Firenze con il treno si impiega 1 ora e 50 minuti ma, riavvolgendo il nastro del tempo, e precisamente all’Unità d’Italia, un carro merci necessitava di quasi due mesi; da Firenze a Pisa il treno impiegava 4 ore, mentre oggi ne risparmiamo tre perché ne occorre solo una.

Nel 1840 ci volevano 36 ore per giungere da Milano a Venezia; il viaggio da Bologna a Firenze, con diligenza tirata da cavalli, poteva protrarsi anche per 15 ore (a causa delle strade malridotte) con fermate (le cosiddette “poste”); occorrevano cinque giorni per arrivare da Firenze a Roma e ben 23 fermate per sostituire i cavalli, concedersi una pausa e poi ripartire la mattina presto, mentre oggi è sufficiente 1 ora e venti minuti!

E per i bagagli?

Purtroppo, agli albori dell’800, la parola “celerità” per mezzi e merci era sconosciuta e quella esistente era a trazione animale, ovvero cavalli, somari e muli; solo gli appartenenti alle classi più ricche potevano optare tra diligenze e vetturini.

È necessario precisare che molti Comuni erano isolati per mancanza di strade: a riprova di ciò, tra il 1860 e il ’64, solo nella regione Abruzzo erano 256 su 323 Comuni, e volendo dare un po’ di numeri… nel 1910 le strade comunali italiane raggiungevano quasi i 95.000 km e nel 2000? Erano, semplicemente, il doppio.

Tuttavia, il viaggiatore non era abbandonato a se stesso ma poteva usufruire delle istruzioni postali che consigliavano di attrezzarsi con valigie di pelle di cinghiale o vitello per limitare gli inconvenienti della polvere che si alzava dalle strade. Per i viaggiatori vi era la necessità di conoscere anche l’intensità della luce lunare tanto che era stato stilato, all’uopo, un prospetto.

Gli orologi non coincidono ma per fortuna c’è il “Codice della Strada”

Per l’accertamento dell’orario dei treni vi erano rilevanti divergenze da una città all’altra; mezzogiorno era mutabile contemporaneamente con la longitudine, quindi, ad esempio, a Lecce i treni viaggiavano con un orario diverso di numerosi minuti; ed ancora… a Verona vi erano 13 minuti di ritardo rispetto a quello con cui viaggiavano i treni di Torino.

Se ci addentriamo nel Codice della Strada, sappiamo che esisteva una specie di schema (Sachsenspiegel) in cui si asseriva che la precedenza, nel caso in cui ci si trovava su un ponte a senso unico, toccava a chi era giunto sul posto per prima, oppure che il carro più carico aveva la precedenza su quello che era meno pesante… semplice, no!

di Mariacristina Salini