Marco Sansovini, Il “Sindaco” dei tifosi Biancazzurri
E’ entrato nel cuore e nella mente di tutti, Marco Sansovini, il “Sindaco” dei tifosi biancazzurri . Sì, perché ormai lui a Pescara è un’istituzione. Per Marco Sansovini sei anni in biancazzurro, cinque stagioni da giocatore e una da tecnico della primavera. E soprattutto un legame che durerà in eterno. Con la maglia del Pescara in totale 169 presenze, con 54 reti messe a segno. Numeri che lo consacrano come secondo miglior marcatore di tutti i tempi nella storia del Pescara.
L’arrivo a Pescara
Arrivò in riva all’Adriatico nel 2007, grazie ad una grande intuizione del compianto Enzo Nucifora, allora ds della società biancazzurra. Venne prelevato dal Manfredonia. Il primo gol lo mise a segno all’Adriatico contro la Sambenedettese. Quella fu una stagione che non partì sotto i migliori auspici, viste le vicissitudini societarie. Ma poi quel Pescara sfiorò i play-off. Grazie anche a Sansovini, che riuscì a stupire con 16 gol in stagione.
La promozione in A con Zeman
Per “Il Sindaco” saranno due le promozioni con la maglia del Pescara. La prima in serie B con Eusebio Di Francesco in panchina, stagione 2009-2010. Con un gol importantissimo in finale play-off al Bentegodi contro il Verona. La seconda è stata la promozione leggendaria in A targata Zdenek Zeman nel 2012. In quella stagione contribuì con 16 centri ad alimentare la macchina da gol zemaniana, formando il tridente d’attacco con Insigne e Immobile. E ispirato dall’estro di Marco Verratti. Nella stagione 2015-2016 per il Pescara ci fu il ritorno in A dopo la vittoria ai play-off con Massimo Oddo in panchina. Ma Sansovini andò via a gennaio, per approdare in prestito alla Cremonese. Infatti per il “Sindaco” non c’è stato solo il Pescara, ma lui è riuscito a ben figurare anche in altre piazze. Soprattutto in serie B tra Grosseto, Spezia, Novara ed Entella.
Il legame con Pescara
Quella con il Pescara però è stata davvero una grande storia d’amore. Tanto è vero che lui ha scelto proprio Pescara come città dove restare a vivere con la famiglia. E Sansovini ha da tempo intrapreso la carriera di allenatore, iniziando proprio dalle giovanili del Pescara. Mentre lo scorso anno ha guidato la primavera del Pineto. In attesa di capire cosa gli riserverà il futuro, ha voluto ripercorrere la sua carriera a tinte biancazzurre.
A Pescara hai vissuto momenti indimenticabili. Cosa rappresenta per te questa maglia?
«E’ stato un momento importante della mia carriera. Sono stato sei anni ed è stata un’esperienza che mi ha dato tanto sia come giocatore che come persona».
Hai deciso di vivere a Pescara con la tua famiglia, una città che ti ha eletto come “Sindaco”. Ti aspettavi così tanto amore dai tifosi biancazzurri?
«Quello no, non me lo aspettavo. Però mi ha fatto piacere ed è ricambiato come affetto».
Tra le promozioni che ti hanno visto protagonista, qual è stata la più bella?
«Quella che ci ha portato in A (stagione 2011-2012, ndr). E’ stata una festa incredibile durata un anno».
Arrivasti nel 2007. E fu una grande intuizione del compianto Enzo Nucifora, all’epoca ds del Pescara. Quella fu una stagione che partì sotto mille difficoltà per i problemi societari. Quale fu la tua prima impressione appena approdato in riva all’Adriatico?
«Ero emozionato, perché Pescara è stata sempre una piazza da A o da B. Magari da C fatta ad alti livelli. Io arrivavo da “signor nessuno”, quindi era tutto sovradimensionato per me. Ricordo l’emozione di giocare all’Adriatico e le vittorie. Facemmo venire tanta gente allo stadio e la città si raccolse intorno a noi».
L’anno di Zeman sei andato a comporre un tridente da favola con Insigne e Immobile. Tanta corsa ma anche tanta qualità, giocate provate e riprovate in allenamento. Quanto è stato importante Zeman per te, anche per la tua formazione come allenatore?
«Ecco, soprattutto in quello il mister mi ha insegnato alcuni dettami che riporto adesso nel mio lavoro. Principi su cui credo fermamente e che ho sperimentato su di me».
Quell’anno hai giocato esterno d’attacco, un ruolo che fino a prima era inedito per te, cosa ti chiedeva in modo particolare il boemo?
«Il mister mi chiedeva tanta corsa, di ripiegare anche in difesa e di attaccare la profondità senza palla. È quello il principio cardine».
Tra tutti i gol che hai messo a segno in biancazzurro, qual è quello che ti ritorna in mente più spesso?
«Non ce n’è uno. Ce ne sono un paio a cui sono legato, uno è quello di Gubbio (28 aprile 2012, gol dello 0-1 con risultato finale di 0-2, ndr) e il primo che feci con il Pescara contro la Samb (16 settembre 2007, gol del 4-1 finale, ndr).
Nel 2012 quando tutti aspettavano una tua riconferma in A andasti via. Visti poi i risultati di quel Pescara nella massima serie, molti tifosi mugugnarono. A distanza di anni, come ti spieghi quell’addio forzato?
«Sull’addio forzato, ci sono state delle questioni contrattuali dove non abbiamo trovato un accordo e le strade si sono separate».
1-10-2024 Daniele Rossi