Un’antica e profonda Tradizione Abruzzese
Capetiempe, un termine che racchiude un’antica e profonda tradizione abruzzese, si riferisce al periodo dell’anno che va dalla notte del 31 ottobre all’11 novembre, giorno di San Martino. Questo tempo, che segna la fine dell’anno agricolo e l’inizio di uno nuovo, è considerato il vero capodanno della civiltà contadina, un momento cruciale per ricordare e onorare i morti, affinché possano benedire il raccolto futuro. In questo contesto, il sole, simbolo di vita, diminuisce la sua forza, e la natura si prepara a un periodo di riposo, in attesa della rinascita.
La Riscrittura di Vittorio Monaco
Il merito di aver riscoperto e valorizzato il significato di capetiempe è attribuito a Vittorio Monaco, un importante studioso di tradizioni popolari e poeta dialettale originario di Pettorano Sul Gizio. La sua opera più significativa, “Capetiempe, capodanni in Abruzzo”, ha riscosso un grande successo e ha contribuito a diffondere la conoscenza di questa tradizione oltre i confini regionali. Monaco, scomparso nel 2009, ha dedicato la sua vita allo studio della cultura popolare, e oggi il suo lavoro è celebrato attraverso un Centro ricerche che promuove la sua eredità e organizza un premio annuale in suo onore.
Origini Celtiche
La tradizione del capetiempe ha radici antiche, con legami che risalgono ai riti celtici. Gli storici ritengono che il capetiempe sia collegato al Samhain, il capodanno celtico, che cadeva il 1° novembre e che prevedeva festeggiamenti notturni per onorare i morti. Questa pratica, risalente al IV secolo a.C., evidenziava un rapporto profondo tra il mondo dei vivi e quello dei morti, con la credenza che i defunti potessero tornare per un breve periodo.
Una Religiosità Contadina
Monaco ha chiarito, in un’intervista, che i riti praticati durante il capetiempe erano essenzialmente riti di capodanno. La religiosità contadina, spesso definita da una sintesi tra elementi pagani e cristiani, non distingue nettamente tra le due. Per il contadino, la religiosità è un insieme che include la natura e i suoi cicli. Il messaggio cristiano è accolto all’interno di questa visione, creando una connessione tra il dolore umano e il sacrificio di Gesù, che diventa un simbolo di speranza e resurrezione.
La Naturalezza del Ciclo della Vita
Monaco descrive la concezione della natura come un organismo vivente, dove l’uomo è una forza che si nutre della terra e, a sua volta, la nutre. In questo ciclo biologico, il capetiempe rappresenta il capodanno delle stagioni, un momento di passaggio in cui la vita e la morte si intrecciano. L’eternità, secondo Monaco, è simile al ciclo delle stagioni, un movimento perpetuo che ricalca il moto degli astri.
L’Influenza della Modernità
Monaco riflette anche sulla perdita della cultura contadina, sottolineando che l’era moderna ha sostituito le classi subalterne con una massa indifferenziata di individui. Questo cambiamento rende necessario un impegno da parte delle istituzioni e degli artisti per recuperare e valorizzare questi riti, non come meri momenti di svago, ma come opportunità per riflettere su valori significativi. Anche Halloween, sebbene di origine americana, può trovare una sua dimensione all’interno di questo discorso, rappresentando una tradizione di ritorno alle radici europee.
Simboli e Riti di Capetiempe
I simboli e i riti legati al capetiempe si intrecciano con quelli di Halloween, inclusi elementi come zucche, crani e candele. Questi oggetti, insieme a pratiche come la questua, evocano il tema della morte e del lugubre, offrendo un’alternativa giocosa e irriverente nei confronti delle norme culturali elevate. La figura di San Martino, celebrata per il suo legame con la fertilità e l’abbondanza, rappresenta il culmine di queste celebrazioni.
Un’antica e profonda Tradizione Abruzzese: “Capetiempe”
Capetiempe non è solo un termine; è una manifestazione di una cultura profonda e complessa, radicata nel rapporto tra l’uomo, la natura e i cicli della vita. La sua riscoperta attraverso l’opera di Vittorio Monaco ci invita a riflettere sulla nostra storia e sulle tradizioni che ci definiscono, nel tentativo di ricostruire una memoria che possa dialogare con la modernità.