Alessandro Battisti: Il Ritorno al Chieti Calcio. Commenta per Virgo Radio, rinnovando il legame con il Chieti e i tifosi neroverdi.
Alessandro Battisti: Il Ritorno all’Angelini
Entrando in sala stampa ha sorriso, guardando la sua foto che giganteggia sulle pareti. Alessandro Battisti è tornato all’Angelini domenica scorsa, per il big match Chieti-Sambenedettese. E lo ha fatto da commentatore tecnico per Virgo Radio, che ha trasmesso la diretta dell’incontro.
Capitano di tante battaglie
La Curva Volpi lo ha omaggiato con il solito tributo. Del resto lui con la fascia da capitano ha combattuto tante battaglie in maglia neroverde. In totale dodici anni di Chieti, con 118 presenze da calciatore e ben quattro promozioni conquistate: una da calciatore e tre da direttore sportivo.
La promozione in C1
Nella mente dei tifosi neroverdi è rimasta soprattutto la promozione in C1 con Gabriele Morganti in panchina e Antonio Buccilli alla presidenza nel 2001. La stagione successiva ci fu anche la memorabile vittoria nel derby contro il Pescara all’Angelini: era il 9 settembre 2001. Una vittoria rimasta scolpita nei ricordi dei tifosi neroverdi. In quel Chieti dove militava anche il campione del mondo Fabio Grosso. Altre epoche. Ma per Battisti tornare a Chieti è sempre come respirare aria di casa.
Alessandro Battisti: Il Ritorno al Chieti. L’amore del popolo neroverde
E il popolo neroverde non ha mai smesso di amarlo. L’ultima esperienza da dirigente per lui è stata quella conclusasi qualche settimana fa con il Roma City. Ma Chieti per lui ha sempre rappresentato qualcosa di più rispetto a tutte le altre piazze. Un legame viscerale quello con i colori neroverdi e con la tifoseria. Ricordi indelebili. Che lo hanno consacrato come una vera e propria bandiera. E i tifosi hanno sempre apprezzato il suo attaccamento per questa maglia e il suo temperamento. Che da grande condottiero riusciva a trasmettere ai suoi compagni.
Com’è stato tornare all’Angelini e ritrovarlo così carico di entusiasmo?
«È proprio questa la chiave, a Chieti sono stato dodici anni. Ho trascorso gran parte della mia carriera sia da giocatore che da direttore. Domenica si percepiva nell’aria elettricità, c’era un entusiasmo tangibile. Quando sono andato sotto la curva non ho retto all’emozione. Sono stato contento che la società abbia organizzato tutto questo».
La nuova proprietà targata Virgo sta facendo sognare una città intera…
«Sì, come ti dicevo si percepisce nell’aria entusiasmo. Ma soprattutto per quello che stanno facendo. Sia per i fatti concreti, che per i messaggi che veicolano. Sono messaggi che fanno bene a questo mondo. Stanno introducendo un nuovo modo di fare calcio».
Vedendolo giocare domenica, come ti è parso questo Chieti?
«Innanzitutto è un Chieti organizzato. Si vede la mano dell’allenatore. Un Chieti che ha delle idee e dei valori, sia per la posizione in classifica che per i giocatori che schiera. Io ho visto un buon Chieti che ha cercato di vincere la partita al cospetto della squadra più organizzata del campionato (Sambenedettese, ndr), con una grande capacità di saper soffrire».
La società ha promesso rinforzi sul mercato. Il primo è stato Dardan Vuthaj, che è già arrivato in città. Di cosa ha più bisogno questa squadra a tuo parere?
«Guarda io non posso dirti di cosa ha bisogno. Penso che abbiano capacità e competenze per poter verificare e valutare. Vuthaj è un giocatore che in D sposta gli equilibri. Io quando era a Foggia avevo provato a portarlo a Mantova. In società sanno dove mettere mano. Questa è una società che sta dimostrando di non lesinare nessun tipo di sforzo. Ed è in grado di operare su tutte prime scelte».
Sei diventato una bandiera ed un simbolo del Chieti. Negli occhi dei tifosi neroverdi c’è ancora quella promozione in C1 del 2001. Tu sei stato il capitano di quella squadra, qual era il segreto di quel gruppo?
«Io sono rimasto tanti anni a Chieti, perché c’è sempre stato un rapporto di grande rispetto. Io sono stato sempre leale in campo e fuori. Quell’anno (stagione 2000-2001, ndr) se torniamo al mese di luglio, mi ricordo un entusiasmo incontenibile alla presentazione alla villa comunale. Non capivo da dove venisse quell’entusiasmo, guardando l’anno prima. C’erano diversi giovani e io ero uno dei più vecchi. Ma noi non ci siamo mai lasciati con i miei ex compagni, ci sentiamo tutti i giorni. Si è creato un legame unico tra noi e la gente. È stata una magia».
Anche domenica la Curva Volpi ti ha tributato un grande omaggio. Quanto ti senti legato a questa piazza?
«A me Chieti ha dato di più di quello che ho dato io. Sono e sarò sempre in debito con questa piazza. Anche le contestazioni che abbiamo ricevuto fanno parte della crescita di un uomo. Io ho sempre messo la faccia da giocatore e da direttore. C’è stato sempre grande rispetto».
Ti piacerebbe tornare in neroverde da dirigente, con una società come quella attuale che ha dimostrato di avere grandi ambizioni e grandi mezzi?
«Guarda io credo che vi siano grandi competenze e grande visione in questa società. Io formalmente sono andato via dodici anni fa, ma ci sono sempre con il cuore. Ho grande rispetto per i professionisti che stanno lavorando per il Chieti e la stessa città di Chieti. Quando un popolo torna a sognare è la cosa più importante».
15-11-2024 Daniele Rossi