Angsa Abruzzo vince ricorso: il tribunale ordina cure per un bimbo autistico. Famiglie ancora costrette a rivolgersi alla giustizia.
Angsa Abruzzo vince ricorso per garantire cure a bimbo autistico
“Cosa succede quando una famiglia deve andare in tribunale per ottenere cure essenziali per il proprio figlio?”
Nuova sentenza favorevole: la Asl dovrà garantire le cure
Dopo il ricorso vinto da Angsa Abruzzo a fine gennaio per un bambino di sei anni, il 3 aprile il giudice del lavoro del Tribunale di Pescara Valeria Battista ha riconosciuto il diritto alle terapie per un bimbo autistico di 4 anni. La Asl di Pescara dovrà prenderlo in carico, direttamente o tramite strutture convenzionate, seguendo quanto indicato nel certificato dell’unità di valutazione multidisciplinare del 6 settembre 2024.
La sentenza, pubblicata ieri, accoglie il ricorso presentato da Angsa Abruzzo, Associazione Nazionale Genitori PerSone con Autismo. Le avvocate Maria Franca D’Agostino e Lola Aristone hanno patrocinato la causa. Il giudice ha condannato la Asl al pagamento delle spese processuali e delle spese generali al 15%.
“Un bambino di 4 anni, una diagnosi precoce, e una lunga battaglia per ottenere ciò che dovrebbe essere un diritto: le cure.”
Una diagnosi precoce, una risposta tardiva
Nel febbraio 2024, quando aveva tre anni, al bambino è stata diagnosticata una forma di autismo di livello Alto. A luglio, Angsa aveva già inviato una diffida alla Asl e alle strutture convenzionate, chiedendo la presa in carico dei bambini nello spettro autistico.
Nonostante l’urgenza, a novembre gli istituti accreditati hanno risposto di non poter accettare nuovi pazienti. Il motivo: i limiti imposti dai tetti di spesa. A gennaio, la Asl ha aggiunto che i fondi disponibili bastavano solo per i bambini già in trattamento.
“Se anche tuo figlio avesse bisogno di aiuto, e ti rispondessero: ‘Non ci sono fondi’, cosa faresti?”
Il precedente: una prima vittoria nel mese di gennaio
Sempre a gennaio, Angsa Abruzzo aveva ottenuto un’altra ordinanza. Le stesse avvocate avevano fatto valere i diritti di un altro bambino con autismo. In quel caso, la Fondazione Papa Paolo VI aveva accettato la presa in carico, chiudendo il contenzioso. Il giudice aveva imposto alla Asl di coprire metà delle spese legali.
“Liste d’attesa infinite, fondi insufficienti e famiglie lasciate sole. Ma ora, qualcosa si muove.”
Angsa Abruzzo vince ricorso e chiede un tavolo permanente alla Regione
“La situazione è inaccettabile per molte famiglie di bambini con autismo”, denuncia la presidente dell’Angsa Abruzzo Alessandra Portinari. “Il diritto alle cure viene negato attraverso le liste di attesa. Ricorrere al giudice è l’unico modo per iniziare le terapie, nonostante la diagnosi sia spesso precoce”.
Portinari ricorda che, dopo la conferenza stampa con Autismo Abruzzo, l’associazione torna a chiedere alla Regione Abruzzo un tavolo permanente. L’obiettivo è programmare il prossimo quadriennio con maggiore attenzione. “Chiediamo nuovi fondi e la revisione dei criteri per eliminare le liste di attesa. È una questione di dignità, per le persone con autismo e per le loro famiglie. Ringrazio le nostre legali che, con competenza, stanno tutelando i diritti dei bambini.”
“È il momento di agire: l’autismo non può aspettare. Le cure devono essere garantite, non rimandate.”
La riflessione dell’avvocato D’Agostino
Anche l’avvocato Maria Franca D’Agostino commenta con amarezza la sentenza:
“È mortificante per la società dover chiedere al giudice ciò che dovrebbe essere garantito: il diritto alla salute. In questo caso, parliamo della presa in carico dei bambini con spettro autistico. Le terapie rientrano nei LEA, eppure serve un’Autorità per farle applicare”.
“L’aumento dei bambini con autismo dovrebbe spingere le istituzioni a una pianificazione concreta. È necessario un calcolo realistico delle prestazioni da coprire, così da inserire le cure nel budget regionale e garantire i diritti.”
Angsa Abruzzo vince ricorso per garantire cure a bimbo autistico: conclusione
Angsa Abruzzo ottiene una nuova vittoria in tribunale. Ma la vera sfida è politica e sociale: servono investimenti, riforme e impegni concreti per garantire a ogni bambino l’accesso alle cure senza ostacoli o ritardi.