Bialetti venduta ai cinesi: il marchio storico della moka cambia bandiera. Scopri cosa accadrà a produzione, debiti e futuro dell’azienda.
Bialetti venduta ai cinesi: addio a un simbolo del Made in Italy
Bialetti cambia padrone: il Made in Italy perde un’altra icona
Un altro pezzo della tradizione industriale italiana, infatti, passa sotto controllo straniero. Bialetti, il celebre marchio che ha rivoluzionato il modo di fare il caffè con la moka, sarà presto controllato dal fondo d’investimento cinese Nuo Capital, legato al magnate di Hong Kong Stephen Cheng. Di conseguenza, questa operazione segna non solo la fine di un’epoca, ma anche l’inizio di una nuova stagione strategica per lo storico brand.
“Cosa succede quando la moka più amata dagli italiani cambia padrone? Il marchio che ha portato il caffè espresso nelle case di tutto il mondo ora guarda a Oriente.”
Bialetti venduta ai cinesi. Una cessione storica: i dettagli dell’accordo
Il passaggio di controllo avverrà tramite due contratti distinti che consentiranno a Nuo Capital di acquisire il 78,56% del capitale sociale di Bialetti Industrie.
Il primo accordo coinvolge Bialetti Investimenti e Holding (gruppi di Francesco Ranzoni) e riguarda il 59% delle azioni. Il secondo contratto è stato siglato con Sculptor per il restante 19,56%.
L’operazione sarà completata entro giugno 2025, con l’obiettivo di portare al delisting del titolo da Piazza Affari.
“Un’operazione milionaria che non parla solo di numeri, ma di identità: chi controllerà davvero il destino di un simbolo del Made in Italy?”
Rifinanziamento e rilancio: il piano industriale
Ma perché vendere un marchio così prestigioso? Al centro dell’operazione c’è un importante piano di rifinanziamento per alleggerire il debito contratto nel 2018 (pari a 81,9 milioni di euro).
Il piano prevede:
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30 milioni di finanziamento junior da illimity Bank e Amco
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45 milioni di finanziamento senior con il supporto di Banco BPM e BPER Banca
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49,5 milioni di capitale fresco da parte di Nuo Octagon
“Dietro la vendita, un piano ambizioso: liberarsi dal peso dei debiti e rilanciare Bialetti nel mondo. Ma il prezzo da pagare è la bandiera italiana?”
Un’iniezione di liquidità pensata per rilanciare il brand e rafforzarne il posizionamento a livello globale.
Bialetti venduta ai cinesi: cosa cambierà per la produzione in Italia?
Il vero nodo resta il futuro della produzione italiana. Resteranno in Italia stabilimenti e know-how o tutto verrà progressivamente delocalizzato in Asia?
Il gruppo Nuo Capital ha sede in Lussemburgo ma opera con una forte presenza nel mercato asiatico.
“Il cuore della Bialetti resterà in Italia o inizierà a battere altrove? La vera partita si gioca ora, tra strategie e promesse.”
Al momento, l’attuale amministratore delegato Egidio Cozzi resterà al timone, in un’ottica di continuità gestionale, ma i dubbi sul mantenimento dell’anima italiana dell’azienda restano.
Le parole di Ranzoni: “Un’opportunità per crescere”
Francesco Ranzoni, presidente di Bialetti Industrie, ha commentato con orgoglio e fiducia il passaggio:
“Ho acquistato questo meraviglioso marchio più di 30 anni fa. Oggi, grazie a questo accordo, Bialetti potrà affrontare le sfide del mercato globale con nuove risorse e una visione strategica più ampia.”
Secondo Ranzoni, il marchio ha superato momenti difficili, ma ha ancora grande potenziale sui mercati internazionali. L’ingresso di Nuo rappresenta per lui una leva per espandere il brand e renderlo ancora più competitivo all’estero.
Il futuro del Made in Italy tra identità e globalizzazione
L’acquisizione di Bialetti da parte di Nuo Capital accende i riflettori su un tema caldo: quanti altri marchi storici italiani finiranno in mani straniere?
Il timore è che l’etichetta “Made in Italy” perda sempre più il suo significato originale, trasformandosi in una semplice strategia di marketing. Ma con una governance internazionale e risorse più ampie, aziende come Bialetti possono anche trovare nuova linfa e nuovi mercati. Il futuro è aperto.
“Oggi è Bialetti, domani chi? Se ami il Made in Italy autentico, resta aggiornato: la storia dell’impresa italiana si scrive ogni giorno.”
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