Papa Francesco e l’economia che uccide: un richiamo forte contro il profitto a ogni costo, per un’etica di fraternità, cura e giustizia.
Papa Francesco e l’economia che uccide: etica oltre il profitto
“L’uomo vale più per quello che è che per quello che ha.”
— Papa Francesco, Evangelii Gaudium
Contro l’economia che uccide: la profezia di Papa Francesco
Il 21 aprile 2025, giorno liturgicamente dedicato all’angelo custode e, simbolicamente, alla custodia divina della vita e dello spirito, Papa Francesco è salito al Padre. In un tempo segnato dalla frenesia del profitto e dall’egemonia della logica di mercato, la sua voce è stata — e continua ad essere — una delle più alte e limpide nel denunciare l’impoverimento antropologico dell’uomo ridotto a “homo economicus”. Nessun giorno poteva essere più eloquente di quello affidato all’angelo per salutare un pontefice che ha saputo incarnare la custodia evangelica della dignità umana e della Creazione.
Una rivoluzione pastorale più che dottrinale
Nel corso del suo pontificato, Papa Francesco ha insistito nel mettere in discussione una visione dell’uomo dominata dall’egoismo produttivo e dalla corsa all’arricchimento personale, propria del capitalismo finanziario. Un sistema che egli ha più volte definito “un’economia che uccide”, perché alimenta disuguaglianze, distrugge la terra e trasforma i rapporti in strumenti di profitto. A questa deriva, il Pontefice ha contrapposto una visione integrale dell’essere umano, fondata sulla solidarietà, sulla fraternità e sulla spiritualità.
La forza dei gesti e delle parole accessibili
Eppure, Francesco non è stato principalmente un teologo sistematico, bensì un profeta del nostro tempo: più rivoluzionario sul piano pastorale che dottrinale, ha saputo toccare le coscienze non tanto con definizioni astratte, ma con gesti concreti, parole accessibili e una forza comunicativa diretta, popolare, evangelica. Il cuore del suo messaggio è stato la misericordia, il perdono e la fratellanza: tre pilastri che ha rilanciato come antidoti alla cultura dello scarto e dell’indifferenza. Il suo Vangelo non è stato quello della perfezione dottrinale, ma quello dell’abbraccio al figlio prodigo, della vicinanza ai feriti della storia, della Chiesa come “ospedale da campo”.
Il pensiero di Francesco tra filosofia e spiritualità
Ma Francesco non è stato solo un pastore: è stato anche un pensatore profondo, capace di dialogare con la grande tradizione filosofica occidentale. Accanto all’ispirazione francescana — San Francesco d’Assisi, figura guida della povertà, della mitezza e della fraternità cosmica — il suo pensiero si è nutrito di autori come Spinoza, Kant, Bergson e Blondel.
Spinoza, con la sua concezione dell’uomo come parte della natura divina, ci invita a superare l’individualismo per comprendere la nostra interdipendenza.
Kant pone la dignità umana al centro della morale. Afferma che ogni persona deve essere trattata come fine e mai come mezzo. Questo principio riecheggia nelle parole di Papa Francesco, quando denuncia la cultura dell’“usa e getta” applicata non solo agli oggetti, ma anche alle persone.
Henri Bergson, con la sua idea di slancio vitale (élan vital), restituisce all’essere umano la dimensione creativa, interiore, spirituale, che sfugge a ogni logica di mercato.
Infine, Maurice Blondel, filosofo dell’azione, pone l’accento sull’apertura dell’uomo alla trascendenza attraverso l’agire concreto, richiamando l’unità tra fede e vita, tra contemplazione e impegno.
Una rivoluzione spirituale e antropologica
L’io esiste nel tu: la persona come essere in relazione
Papa Francesco e l’economia che uccide: ripensare l’economia alla luce della giustizia e della fraternità
Nel cuore della sua proposta risuona un appello urgente: ripensare l’economia alla luce della giustizia, della fraternità e della custodia del creato. In un mondo che misura tutto in termini di denaro e potere, Francesco ha ricordato che vi sono cose “inutili” — come l’amore, l’arte, la preghiera, la solidarietà — che sono le più necessarie. Ha denunciato con forza il mito della meritocrazia assoluta, dell’individuo autosufficiente, e ha invitato a riconoscere la fragilità come luogo teologico, antropologico, politico.
Un’eredità che continua a indicarci la strada
Oggi, il suo insegnamento resta come una bussola per il nostro tempo disorientato. La sua morte nel giorno dell’angelo appare come un segno. Francesco, il custode dell’umano, è ora affidato al Custode celeste. Il suo messaggio continua a guidarci verso una conversione del cuore, della mente e delle strutture.
Siamo più dell’homo economicus. Siamo persone in relazione, chiamate alla cura, alla giustizia, alla pace. L’eredità di Papa Francesco ci spinge a vivere, costruire e sognare un mondo dove ogni essere umano sia rispettato per ciò che è, e non per ciò che possiede.
di Carlo Di Stanislao