Francesco, la scrittura e l’ascolto del mondo
Francesco, la scrittura e l’ascolto del mondo. C’è una forma di linguaggio che precede la parola, che si insinua tra le dita e le intenzioni. È la scrittura, la grafia. Non quella stampata dai tipografi o stilata dai software, ma quella vibrante che sgorga dalla mano e rivela l’uomo. In questo spazio minore, marginale e potentissimo, si nasconde il segreto della coerenza tra il dire e l’essere.
La sua firma, “Francesco”
Papa Francesco, eletto nel 2013, non ha mai smesso di dichiarare – con le parole, i gesti, le omissioni e persino la sua firma – il desiderio di un cristianesimo umile, incarnato, fedele al Vangelo più che alla corte. La sua firma, “Francesco”, senza titoli, è già uno spartiacque.
Scompare il “Papa”, scompare “Jorge Mario Bergoglio”. Resta il nome scelto in omaggio al poverello d’Assisi, come se tutta la sua identità istituzionale potesse sciogliersi in quel nome: Francesco. Ed è proprio così. L’uomo resta, il ruolo si fa trasparente.
Questa sottrazione grafica è una presa di posizione: non firmare da pontefice, ma da fratello.
Una grafia che ascolta
L’analisi della sua firma rivela aspetti coerenti con il suo stile umano e spirituale. La grafia è corsiva, inclinata leggermente a destra, senza rigidità. Le lettere si legano tra loro con fluidità, senza forzature, suggerendo un pensiero continuo, ma non precipitante. Non c’è fretta, ma neppure esitazione. Una grafia “in cammino”, come lo è il suo pontificato.
Nella scelta di evitare ogni sovrastruttura calligrafica, Papa Francesco esprime una volontà di trasparenza, che è anche un rifiuto della pompa e dell’ornamento. La “F” maiuscola iniziale non domina, non svetta. È ben visibile, ma non imperiosa. Le curve della scrittura, regolari e morbide, sono il tratto dell’accoglienza. Nulla è spigoloso, nulla si impone.
Dal punto di vista grafologico, si nota una costanza formale che riflette una personalità fedele a sé stessa: l’uomo che predica l’ascolto non disattende mai ciò che scrive. I tratti non sono né troppo piccoli né esuberanti. Non si leggono né deliri di grandezza né rinunce. Si legge invece una misura interiore che diventa forma.
Un’identità non gridata: Francesco la scrittura e l’ascolto del mondo
L’assenza di sottolineature, ghirigori o punte d’orgoglio è rivelatrice. Francesco non marca, non sottolinea, non rivendica. La firma sembra voler dire: “Eccomi”, ma senza clamore. È la scrittura di chi si presenta senza dichiararsi necessario. Di chi vuole farsi strumento, non vessillo.
La linea di base è leggermente ascendente, segno di speranza, di fiducia. Non un’illusione retorica, ma una forza interiore che lo spinge a parlare con chiunque, dal capo di stato al carcerato. Un pontefice che non pontifica, ma cammina.
Persino nel modo in cui le lettere finali si chiudono, si legge qualcosa di importante: nessuna “coda” pretenziosa, nessuna fuga nel tratto. Tutto resta saldo, ancorato, presente. Francesco firma come vive: nella carne e non nel dogma, con la concretezza di chi preferisce “la realtà al concetto”.
Un finale in tre linguaggi: pittura, poesia, musica
Per raccontare questa scrittura che parla più del ruolo che la produce, possiamo associare la sua grafia a tre alleati silenziosi: un quadro, un verso, una melodia
Quadro
Un padre che non rimprovera, non interroga, ma accoglie. Le mani del vecchio Rembrandt posate sul dorso del figlio inginocchiato sono l’immagine visiva più prossima alla scrittura di Francesco: mani che non stringono ma sostengono. Un abbraccio che non giudica, ma riaccoglie. Così è la firma del papa.
Versi
“T’invoco come il povero invoca pane,
come l’ombra invoca luce,
come il cuore invoca pace”
— David Maria Turoldo, da “Mie notti con Qoèlet”, Garzanti, 1992
Versi che sembrano sgorgare dalla stessa radice spirituale che alimenta la grafia di Francesco: l’invocazione pura, spoglia, che non vuole convincere ma semplicemente essere accolta.
Musica
Arvo Pärt, Spiegel im Spiegel (1978)
Un brano che è un distillato di silenzio, di attesa e di trasparenza. La musica sembra camminare su una soglia, come la scrittura di Papa Francesco: ripetitiva ma mai uguale, sospesa ma piena. Uno specchio nel quale si riflette la luce degli altri.
Francesco la scrittura e l’ascolto del mondo
E in quel tratto che non cerca il trionfo, si dischiude il segreto della sua forza: la fede che si scrive in minuscolo, per essere letta da tutti.
Per consulenze grafologiche o richieste di approfondimento: Monica Ferri – grafologa e perito grafico giudiziario.