Amicizia tra Giorgini e Baldini. Francesco Giorgini racconta l’amicizia con Silvio Baldini e il loro legame nato a Coverciano. Due tecnici, una visione unica del calcio e risultati straordinari.
Amicizia tra Giorgini e Baldini: il legame che esalta il calcio
GIULIANOVA – Le sue giornate iniziano la mattina presto, con una bella passeggiata sul lungomare della sua Giulianova. Per godersi la bellezza dell’alba sul mare e farsi accarezzare dalla brezza mattutina. Quasi un rituale quello di Francesco Giorgini. Il tecnico giuliese dice la sua sul personaggio di Silvio Baldini, allenatore del Pescara. I due sono legati da una lunga amicizia. Inevitabile poi un giudizio sul suo amato Giulianova. E sull’evoluzione di aspetti di natura tattica, anticipati trent’anni fa proprio da lui.
L’Amicizia tra Giorgini e Baldini: L’incontro
Giorgini qualche settimana fa ha ricevuto la visita dell’allenatore del Pescara Silvio Baldini. Il tempo di un caffè, parlando del più e del meno. Non solo di calcio. Come si conviene tra due vecchi amici. Già, perché Giorgini e Baldini si conoscono da quasi trent’anni. Da quando cioè frequentarono il corso da allenatore a Coverciano. All’epoca Giorgini allenava l’Ancona e Baldini il Chievo Verona. Di anni ne sono passati, ma l’amicizia è rimasta intatta.
“Un toscano abruzzese”
Giorgini definisce Baldini un “toscano abruzzese”, proprio per la sua schiettezza e per le sue doti umane. Conoscendo il tecnico toscano, Francesco Giorgini non si stupisce di certo dei risultati da primato del Pescara. E pensare che anche lui ha un trascorso sulla panchina del Pescara. Si trattò di un’esperienza fugace nella stagione ’98-’99 in serie B. Ma Giorgini può vantare esperienze importanti da allenatore all’Ancona sempre in B, alla Ternana e al Frosinone, tra le tante squadre della sua lunga carriera.
Giorgini nella storia
Il tecnico la storia l’ha scritta al Giulianova, la squadra della sua città. Del resto lui può vantare circa 400 presenze da calciatore con la maglia giallorossa. E questo è un primato personale. Poi ben undici stagioni da tecnico, impreziosite da due promozioni e una semifinale play-off per andare in B persa contro l’Ancona nel ’96-‘97. Sarà per questo che a Giulianova lo chiamano “allenatore per sempre”.
Per lei che lo conosce bene, che allenatore è Silvio Baldini?
«Innanzitutto è sprecato per la serie C. E come persona per me è eccezionale. Noi siamo amici di famiglia, ci siamo conosciuti al supercorso a Coverciano. Mi ricordo che quando io allenavo l’Ancona lui allenava il Chievo. Baldini è una persona vera».
Qual è la qualità migliore di Silvio Baldini secondo lei?
«Io penso che lui dai giocatori riesce ad ottenere il massimo. Lui è tutto o niente, non conosce mezze misure. Poi è chiaro che nel calcio contano sempre i risultati. E adesso gli stanno dando ragione».
Il tecnico toscano è passato a trovarla a Giulianova, che incontro è stato il vostro?
«Sì, qualche settimana fa è passato a trovarmi a Giulianova. Era un giovedì. È stata una cosa improvvisa, abbiamo preso un caffè insieme e siamo stati a chiacchierare un’oretta. Silvio è davvero eccezionale».
Cosa è riuscito a dare secondo lei Silvio Baldini a questo Pescara?
«Il grande merito dei risultati del Pescara sono proprio del suo allenatore. Basti pensare che all’inizio nessuno dava per favorito il Pescara. Il girone B è un girone difficile, penso soprattutto alla Ternana. E da quello che vedo, adesso la tifoseria biancazzurra comincia a crederci. Ho visto che nelle interviste Silvio dice di puntare alla serie A. Lui è un positivo, non ha mezze misure».
Lei va spesso a vedere il Giulianova, squadra a cui è profondamente legato. Che idea si è fatto della squadra giallorossa?
«Per l’organico che ha il Giulianova può vincere il campionato. Poi al Fadini è dura per tutti. Hanno cambiato tanto a livello di organico. Il merito è soprattutto della società, che ti permette di fare il mercato. Domenica contro il Capistrello ad esempio sono entrati Barlafante e Stanco. Le altre squadre non hanno questi elementi. Poi bisogna anche vedere cosa riuscirà a fare l’Angolana, che adesso in classifica è davanti di sei punti. Io ho visto giocare Tonelli, che con questa categoria non c’entra nulla. Stessa cosa Carbonelli, che ha rilevato dall’Aquila. Poi c’è Barlafante che se ti punta è la fine. Io credo che Roberto Cappellacci faccia giocare di più la squadra, anche se all’inizio Mosconi non aveva questi giocatori».
In queste categorie vincere alla fine si rivela sempre più difficile del previsto…
«Sono campionati difficili. Soprattutto la serie D. E’ chiaro che più sali di categoria e più si alza il livello. Quando vinsi il campionato di Interregionale a Giulianova (stagione ’93-’94, ndr), mi ricordo che fu un campionato difficilissimo. Poi mi chiamò il Pontedera, da dove poi me ne andai. Nel frattempo il Giulianova cambiò diversi allenatori».
Sempre restando in tema di categorie dilettantistiche, cosa pensa lei della regola di schierare obbligatoriamente i giocatori under in campo?
«Io credo che se uno è bravo, gioca. In C questa regola non c’è, quindi mi chiedo a cosa serva».
Lei è stato uno dei primi tecnici a proporre il sistema di gioco 4-2-3-1. Che effetto le fa vedere tanti allenatori che oggi giocano in questo modo?
«Io feci la tesi a Coverciano sul modulo 4-2-3-1 nel ’96-’97. Giocavo sempre con il fantasista, avevo Manari al Giulianova, Flachi all’Ancona e Rigoni alla Ternana. Questo perché nel ’72-’73 al Giulianova ai tempi di Gibbi Fabbri giocavamo sempre con la mezzapunta, che ai tempi era Alessandrini. Poi io ho rimodulato questo sistema di gioco, inserendo il pressing. Ho sempre voluto che dei due mediani, uno fosse più aggressivo e uno più capace di impostare. Mi piacciono anche gli esterni rapidi. Io giocavo spesso con gli esterni a piede invertito. Solo con Di Vincenzo a Giulianova non lo feci. Lui andò al Castel di Sangro e non si trovò perché Osvaldo Jaconi giocava 4-4-2. Comunque in genere la mezzapunta mi garantiva sempre 10 gol e altri 15-16 gol li realizzava l’attaccante».
20-11-2024 Daniele Rossi