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Barbato da Sulmona e il suo Tempo

Incidenza di personaggi meno noti del Medioevo sui processi politico-culturali

Di Gabriella Izzi Benedetti

Introduzione: Barbato da Sulmona Un Amico del Petrarca

Barbato da Sulmona nasce nel 1304, lo stesso anno di Francesco Petrarca, con il quale instaura una profonda amicizia. Il nome Barbato deriva da San Barbato, vescovo di Benevento, e non è un cognome nel senso moderno. Barbato si distingue come un uomo di cultura e di giurisprudenza, favorito da un’educazione eccellente nella corte dei d’Angiò.

Il Contesto Storico: Dal Regno Svevo agli Angioini

Alla morte di Federico II di Svevia nel 1250, si apre un periodo di cambiamenti politici. Federico, soprannominato stupor mundi, aveva favorito la nascita della Scuola Siciliana e introdotto il sonetto nella poesia. Con la sua morte, l’Impero Svevo si disgrega. Papa Urbano IV chiama Carlo d’Angiò, fratello del re di Francia, per contrastare la potenza sveva. Questo segna l’inizio del dominio angioino in Italia e della caduta definitiva della famiglia Hohenstaufen.

La Cultura alla Corte di Roberto d’Angiò

Il regno angioino è caratterizzato dalla cultura e dalla spiritualità francescana, influenzato dalla figura di Pietro di Giovanni Olivi. Roberto d’Angiò si distingue per la sua sterminata cultura e il desiderio di promuoverla attraverso l’arte e l’architettura. Fonda un gruppo di intellettuali e promuove il pensiero aristotelico-tomistico, proponendo addirittura la canonizzazione di Tommaso d’Aquino.

Barbato da Sulmona: Notabile di Corte

A soli 23 anni, Barbato diventa notaio della tesoreria di Carlo II, figlio di Roberto d’Angiò, e si trasferisce a Firenze e Siena per mantenere alto il prestigio angioino. Riceve il titolo di Giudice a vita per i contratti in Terra di Lavoro, Abruzzo e Molise, e diventa una figura di spicco tra gli intellettuali del tempo.

L’Amicizia con Francesco Petrarca

Il legame tra Barbato e Petrarca si consolida nel tempo, soprattutto durante il soggiorno di Petrarca a Napoli nel 1341. La loro corrispondenza, durata 22 anni, rappresenta un importante contributo alla diffusione del pensiero umanistico nel sud Italia. Dionigi da Borgo San Sepolcro, uno degli amici più stretti di Petrarca, sembra aver favorito questa amicizia.

Petrarca a Napoli: Un Testimone degli Eventi Naturali e Politici

Durante il soggiorno a Napoli, Petrarca si trova a fronteggiare un disastro naturale: un maremoto e terremoto che colpiscono la costa campana. Petrarca, insieme a Barbato, vive momenti di grande pericolo, testimoniati nelle sue Epistolae familiares. Questo evento rafforza il legame tra i due amici, e Petrarca descrive con precisione i tragici avvenimenti che sconvolgono la città.

Cola di Rienzo e la Visione del Ritorno alla Classicità

Petrarca introduce Barbato a Cola di Rienzo, noto per il suo sogno di restaurare le glorie dell’antica Roma. Sebbene Cola di Rienzo abbia un destino tragico, l’amicizia tra Barbato e Petrarca sopravvive. Barbato scrive l’epistola Romana res publica urbi Rome, esprimendo il suo sostegno alla visione di Rienzo, che rimane però inedita.

Gli Ultimi Anni di Barbato da Sulmona e l’Eredità Culturale

Dopo la morte di Roberto d’Angiò, Barbato continua la sua attività intellettuale a Sulmona, dove crea un gruppo di discepoli e amici con cui mantiene intensi scambi epistolari. Alla sua morte nel 1363, Petrarca scrive una toccante lettera, evidenziando l’affetto e l’ammirazione per l’amico. Il loro carteggio rappresenta una testimonianza autentica e preziosa di un’amicizia fondata sulla cultura e sull’amore per il sapere.

Un Personaggio Significativo in un’Epoca di Cambiamenti

Barbato da Sulmona, sebbene meno noto rispetto ad altre figure del Medioevo, ha lasciato un segno significativo nel panorama culturale del suo tempo. La sua vita e le sue relazioni con figure come Petrarca e Boccaccio dimostrano l’importanza degli scambi intellettuali in un’epoca di grandi trasformazioni politiche e culturali.