Dal settore giovanile del Pescara: Antonio Aquilanti
LANCIANO – Da giovane di belle speranze partito dal settore giovanile del Pescara, Antonio Aquilanti, di strada ne ha fatto tanta. Ha imparato dagli insegnamenti di Cetteo Di Mascio nella primavera biancazzurra. Di lì a poco sarebbe passato per quelli di un certo Maurizio Sarri. Era la stagione 2005-2006, in serie B. Oggi Aquilanti si trova lui stesso a guidare un gruppo, da allenatore. A 39 anni e con un passato illustre da calciatore. Nella squadra della sua città. E per il Lanciano c’è una salvezza da conquistare nel campionato di Eccellenza.
Missione salvezza
Quattro punti nelle ultime due partite. Oltre alla vittoria nello scontro diretto contro la Folgore Delfino Curi. Dopo il successo contro il Sulmona al Biondi è arrivato un pari nel derby contro la Pro Vasto all’Aragona. Con qualche recriminazione per come è maturato il risultato. Un match che quantomeno ha fatto tornare alla mente per un attimo alle due tifoserie i fasti del passato. Ma Antonio Aquilanti sa perfettamente che per centrare la salvezza servirà carattere e spirito di sacrificio. Componenti che da quando siede sulla panchina del Lanciano sta cercando di trasmettere ai suoi giocatori.
Oggi i frentani sono quart’ultimi in classifica e all’orizzonte c’è una sfida dall’alto coefficiente di difficoltà contro la Torrese. Aquilanti è subentrato dopo le dimissioni del suo predecessore Memmo nel mese di dicembre. Lui che faceva già parte della società, in qualità di club manager. Il Lanciano Fc viene dalla vittoria del campionato di promozione dello scorso anno. Quella del presidente Carlini è una società nuova, che si sta strutturando con figure legate al territorio. Come quelle di Nicola Mausoleo e di Marcello Di Camillo.
Una brillante carriera
Il settore giovanile del Pescara, guidato all’epoca da Cetteo Di Mascio, ha fatto sbocciare davvero tanti talenti. Uno di questi era Antonio Aquilanti, che con il Pescara esordì in serie B nel 2003. All’epoca venne notato dalla Fiorentina, che lo ingaggiò. Ma successivamente ci fu il ritorno a Pescara. Oltre alla maglia biancazzurra, da calciatore Aquilanti ha vestito anche quella dell’Ascoli e dello stesso Lanciano. Che in quelle stagioni militava in serie B. Con i rossoneri lui ha avuto anche l’onore di indossare la fascia da capitano.
Venite da un buon momento: quattro punti nelle ultime due partite. Oltre alla vittoria nello scontro diretto contro la Folgore Delfino Curi. Cosa stai cercando di trasmettere maggiormente alla tua squadra per centrare la salvezza?
«Io inizialmente ho puntato sull’aspetto tecnico-tattico. Poi ho iniziato a conoscere meglio il gruppo, noi abbiamo anche cambiato tanto nel mercato invernale. E mi sono concentrato di più sull’aspetto mentale».
Nel derby contro la Pro Vasto avete vissuto una sfida di altre categorie per il clima. Alla luce di come è maturato il pareggio, meritavate qualcosa di più?
«Credo assolutamente che la cornice di pubblico era di almeno una categoria superiore. Il primo tempo la squadra ha fatto benissimo sul piano del gioco e meno bene sul piano realizzativo. Abbiamo creato cinque occasioni da gol e nel primo tempo dovevamo chiudere la partita. Il secondo tempo è stata una partita equilibrata. Ma sono contento perché la squadra ha tenuto botta».
Tante presenze con la maglia del Lanciano da calciatore, che rappresenta la squadra della tua città e di cui sei stato anche il capitano. Cosa vuol dire per te sedersi su questa panchina?
«Per me come ho detto il primo giorno è un onore e una grossa responsabilità. Credo di aver lasciato un buon ricordo da calciatore. Inizialmente la mia paura era di rovinare questo ricordo perché mi trovavo di fronte una situazione non semplice. Spero di portare la salvezza per questa città che merita altri palcoscenici. E per una società che con tanti sacrifici sta facendo qualcosa di importante».
La società nel mercato invernale ha prelevato tanti giocatori importanti per la categoria come Bustos, Paniagua, Di Vincenzo, Cantarini, Diaz Crespi. Segno che volete fortemente questa salvezza…
«Sì, assolutamente. La società lo vuole, ma lo vogliamo tutti da me ai giocatori. Siamo tutti alla ricerca della salvezza e con questa mentalità ce la faremo. Ogni partita ci sono punti fondamentali. Con noi stanno lottando piazze importanti come Pro Vasto, Folgore Delfino Curi e San Salvo».
I tuoi esordi nel Pescara, dove hai fatto la trafila nel settore giovanile. Quanto è stata importante per te quell’esperienza sotto la guida di Cetteo di Mascio?
«Io quando risento qualche allenatore o dirigente che ho avuto nel Pescara li ringrazio sempre perché mi hanno insegnato tanto, non solo come calciatore. Prima si costruiva l’uomo. Se pensi solo al giocatore secondo me è difficile arrivare. È quello che rimprovero oggi ai settori giovanili. Oggi si punta solo a vincere le partite. Ai miei tempi era diverso con allenatori come Di Mascio, Di Battista e Prospero. Io ai tempi ero molto quotato e loro mi hanno insegnato il rispetto verso i compagni e verso il club. Oggi questo viene un po’ a mancare. Nei settori giovanili vedo meno la costruzione della tecnica individuale. Si prediligono più aspetti tattici. I ragazzi mancano di tecnica individuale, marcatura, uno contro uno, sovrapposizione. Oggi si predilige la pressione tattica undici contro undici».
Successivamente hai avuto come tecnico un certo Maurizio Sarri. Era la stagione 2005-2006 in serie B. Fu proprio Sarri a cambiarti collocazione tattica spostandoti a fare il terzino, tu che avevi sempre giocato da centrocampista centrale. Che allenatore è Maurizio Sarri?
«Sarri già da allora era un allenatore che curava i particolari. Noi quell’anno facemmo benissimo. Io facevo il terzino destro. Lui curava il metro in più o in meno, la posizione del corpo. È un allenatore maniacale dal punto di vista tattico, molto attento sulle palle inattive. Non è stato proprio Sarri a spostarmi perché anche nel settore giovanile ogni tanto venivo impiegato come terzino destro. Già con Ivo Iaconi facevo sia il terzino che il centrocampista. Ho giocato anche a sinistra quando non giocava Pesaresi. Ho continuato in quel ruolo anche a Lanciano fino alla finale contro il Trapani. Poi ho fatto il centrale difensivo».
22-3-2025 Daniele Rossi