Grafologia italiana musica e arte
Nella grafologia italiana, che ha il suo Maestro nel frate francescano Girolamo Moretti, il segno che rivela la predisposizione all’arte della musica è Scattante* soprattutto quando congiunto al segno Disuguale Metodico* con disuguaglianze periodiche e ripetitive dei tratti in scritture rapide e personalizzate.
Firme in nota: Un’indagine grafologica nella storia della musica italiana
La grafia è sempre una creazione personale ed è emozionante vedere scritture di grandi artisti di tempi lontani attori di scene grafiche che ancora tanto possono dirci. Le firme e i campioni di scrittura dei noti compositori Giuseppe Verdi e Giacomo Puccini rivelano un’ ineguagliabile genialità ma anche tante fragili umanità che ce li rendono più vicini.
In questo rarissimo spartito, in alto a destra, è visibile la dedica con autografo di Giuseppe Verdi al Mastro Margaria.
L’inconfondibile firma di Giuseppe Verdi è circondata da due paraffi centripeti che simboleggiano da una parte la chiave di violino e dall’altra un laccio protettivo rivelatore della sua tendenza alla riservatezza e al rifugio dal mondo esterno. Verdi era un grande inquieto e di umore oscillante, nella g minuscola della firma, ad esempio. vi è l’indizio di una insicurezza celata dall’avvolgimento dei paraffi.
Già da giovanissimo il grande compositore elaborò una grafia lontana dal modello scolastico molto costringente nella scuola d’epoca. Spirito curioso ed avventuroso, pur in un radicato senso morale, ebbe sempre un atteggiamento anticlericale e non aderente alle convenzioni dell’epoca. Fece scandalo la lunga convivenza con il soprano Giuseppina Strepponi con la quale convolò a nozze solo molti anni dopo, nel 1859.
Una grafia vigorosa e decisa, senza orpelli (ad eccezione della firma e di qualche rara iniziale maiuscola) che testimonia uno spirito inquieto, brusco e diretto. Ricordiamo la febbrile ricerca nelle sue opere della parola scenica, una frase lapidaria ma pregnante che condensasse in sé il senso della situazione scenica, senza disperdersi nella prolissità di versi artificiosi.
Il Calibro piccolo* combinato ai segni Disuguale metodico* e Scattante* descrive un talento musicale più lirico che drammatico, contraddistinto generalmente da lettere più grandi.
Una grafia in cui il bianco prevale sul nero così come nelle sue opere in cui tutto è nitido e sia i personaggi che la musica sono a tutto tondo, intensi e ben strutturati, con protagonisti che, se pur talvolta possono soccombere, rimangono trionfatori per la loro indistruttibile carica di energia interiore.
“Somaticamente i segni descritti rivelano occhio vivace, andatura saltellante e irregolare, ma impettita, ossatura angolosa, nervi e muscoli tesi.” (Valeria Zacconi, in fonti riportate in fondo articolo).
Una grafia tesa e nervosa da associare a un temperamento insofferente, scattante e impaziente, ma in un’indole buona e generosa (buon grado di segno Curva*). Il Maestro, infatti, prima di morire aveva finanziato con il suo cospicuo patrimonio varie istituzioni benefiche, a lui si deve, nel 1899, anche la fondazione a Milano della Casa di Riposo per Musicisti.
Ed ora entriamo nel sensuale mondo di Giacomo Puccini con un suo manoscritto autografo, datato 12 dicembre 1895 riportante anche uno schizzo per l’atto IV della famosa Boheme.
Compare nella sua scrittura spesso il segno Sinuosa* che rappresenta un alto grado di empatia del soggetto. Il segno si riferisce ad una grafia agile in cui gli assi letterali si inclinano con dolci oscillazioni verso quelli delle lettere vicine e, se prolungati, convergono per incontrarsi oltre l’intera lettera, cioè oltre la lunghezza degli allunghi inferiori e superiori, Chi presenta tale segno ha l’arte per comprendere i moti d’animo di ogni singolo individuo con una sorprendente capacità introspettiva ed empatica, immergendosi pienamente nell’essere dell’altro.
Giacomo Puccini, come tanti grandi artisti, aveva anche tante ombre e fragilità. Si veda il seguente autografo in lettera su carta con dedica musicale (Torre del Lago, 30 marzo 1898) conservato al Museo Nazionale del Palazzo Reale di Pisa nel quale si possono scorgere segni molto contradditori, fra progressioni e regressioni del gesto grafico, sintomo di eccessiva umoralità dello scrivente.
Così Giacomo Puccini scriveva in una sua lettera:
“Sono qui solo e triste! Tu sapessi le sofferenze mie! […] Sono un temperamento molto diverso da tanti! Solo io mi comprendo e mi addoloro; ma è continuo dolore il mio, non mi dà pace. […] La mia vita è un mare di tristezza, e mi ci fisso! Mi sembra di non essere amato da nessuno: capisci, da nessuno, e dire che tanti mi dicono un uomo invidiabile! […] Faccio quattro note perché devo, e trascorro il mio tempo in un’atmosfera delle più nere.” (M. Carner, Una biografia critica, Il Saggiatore, Milano, 1961)
A tratti di eccessi e di estroversione si accompagnava in lui una sorprendente timidezza, una sensibilità femminea, un’estrema vulnerabilità come ricorda Ildebrando Pizzetti:
“Come fu estroverso e gioviale, fu introverso, malinconicissimo, soggetto a furiose crisi depressive.” (Ildebrando Pizzetti, G. Puccini, in Musicisti contemporanei, Treves, Milano, 1914)
L’interpretazione grafologica offre sempre infinite possibilità di lettura del gesto grafico, svelando le tante luci e ombre che riguardano tutti noi, non schematizzabili in modelli unici e streotipati.
Monica Ferri (grafologa)
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