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La firma: un viaggio nel tempo

La firma nel corso dei secoli, dalla preistoria all’arte contemporanea. Esplora il significato sociale, artistico e culturale.

La firma nel corso dei secoli: storia e evoluzione

La firmologia è una disciplina della grafologia dell’arte attributiva (GDAt) che studia in una prospettiva antropoartistica la firma nei secoli e nelle diverse società, partendo dalla dimensione collettiva del “firmare” delle epoche primitive sino al nuovo concetto di brand nell’arte contemporanea.

Gli animali che segnano con la loro pipì un determinato luogo rivelano il senso atavico del marcare il territorio. Nell’origine della parola marca, dal germanico marka, segno di confine, è possibile, infatti, rintracciare un biologico richiamo al definire i propri confini e beni, firmando-segnando una proprietà.

Nei tempi preistorici le firme erano sociali ed istituzionali, legate alle tribù ed espressione di una tribù o comunità di persone.

Esempi di protofirme collettive, precedenti all’invenzione della scrittura, possiamo individuare nelle impronte di mani di pitture rupestri, vere costellazioni di gruppo firmanti.

(Pitture rupestri 9.000-7.000 a. C., Santa Cruz – Argentina)

L’atto sacro magico di compiere un’opera è marchiata dalle mani del gruppo, espressione dell’individuale nell’universale, toccando anche aspetti trascendenti e spirituali.

Connessione tra Civiltà Antiche: Gli Anelli-Sigillo Egizi

Approdiamo ora, con un salto nei secoli, alla civiltà egizia nella quale il faraone indossava pesanti anelli in oro con il sigillo del proprio nome, segno distintivo della sua posizione sociale servendosene per apporre il proprio nome con un’impronta sulle tavolette e sui papiri.

In foto un esempio di anello-sigillo del faraone Horemheb (in carica dal 1319 al 1292 a. C.), custodito al Louvre, in oro massiccio di 3,85 cm di diametro.

Esso ha un castone a quattro facce rotanti, sulle quali compaiono: il cartiglio con il nome di incoronazione del re (Djeser-kheperu-re Setep-en-re), un leone maestoso, simbolo del potere reale, insieme ai geroglifici Neb khepesh (traduzione Signore della forza) e infine un coccodrillo e uno scorpione dalle qualità apotropaiche.

La firma nel corso dei secoli
Anelli in oro con il sigillo del proprio nome

Le Firme Divine: L’Arte Greca Classica e le Formule di Attribuzione

Nella cultura della Grecia classica, secondo le fonti, sono le stesse opere che parlano dichiarando il loro artefice con formule incise del tipo: Sono stato realizzato da Policleto (per il Doriforo), Fidia mi fece (Iride), ecc.

Sono formule-firme passive, definite enteoniche (ἔνθεος-ον, aggettivo greco antico: ispirato), come se fossero ispirate dagli dèi.

(Policleto, Doriforo, copia antica da un originale in bronzo del 450-445 a. C. Marmo, altezza 2,12 m. Napoli, Museo Archeologico nazionale)

L’Eredità Immortale: Le Firme Postume nel Duomo di Modena

Un esempio di post firma fu curato dagli eredi di bottega dello scultore Wiligelmo al duomo di Modena (1099 ca.).

Il suo nome ci è noto grazie ai distici leonini (scritti in caratteri diversi e dunque postumi) che elogiano nel latino dell’epoca l’opera di Wiligelmo.

Sono stati aggiunti, in basso, nella lastra posta sulla facciata del Duomo di Modena (opera di Wiligelmo stesso), dove è la dedica epigrafica elogiativa e la data di fondazione della chiesa in un cartiglio sorretto dalle figure di Enoch ed Elia, profeti assunti in cielo senza morire, per sottolineare il carattere di immortalità dell’opera architettonica e scultorea.

Questi i versi:

Inter scultores
quan/to sis dignus onore,
cla/ret scultura
nunc Wiligelme tua.

La traduzione:

Quanto tra gli scultori
tu sia degno di onore,
è evidente ora, o Wiligelmo,
per la tua scultura.

La firma nel corso dei secoli: I profeti Enoch ed Elia e la dedica a Wiligelmo
I profeti Enoch ed Elia e la dedica a Wiligelmo

La Firma come Garanzia: L’Arte dell’Orafo nel Medioevo

Le firme sigla degli artisti medievali non avevano alcuna funzione autocelebrativa; il concetto di diritto d’autore non era della cultura dell’epoca, gli artisti venivano considerati artigiani e la loro vita era spesso ignorata e sconosciuta.

L’altare di Sant’Ambrogio, a Milano, reca il primo autoritratto nell’arte occidentale risalente all’824-859 circa.
L’iscrizione latina individua l’artista come VVOLVINIVS MASTER PHABER (Vuolvinius, Maestro Orafo).

Gli orafi spesso firmavano riferendosi alla bottega, una firma avente valore di garanzia del metallo prezioso.

Vuolvino, Altare d’oro di Sant’Ambrogio, 824-859 ca.

Nella stessa epoca di Volvinius, Carlo Magno, pur non sapendo scrivere, utilizzava un bellissimo monogramma con cui autografava e sigillava i documenti e gli atti imperiali.

Il simbolo, molto elegante, è una sintesi grafica del nome KAROLUS, basata sulla forma della croce: i quattro bracci corrispondono alle consonanti K, R, S, L e al centro si trovano aggregate le vocali A, O, U.

Monogramma

Un monogramma è un unico segno grafico costituito dall’insieme di più lettere. E’ un simbolo grafico, spesso formato dalla combinazione delle iniziali di nome e cognome, aggregate in forma di cerchio o di quadrato.


Un monogramma famosissimo è quello del pittore tedesco Albrecht Dürer (1471-1528) che diventò una sorta di marchio di fabbrica, un vero brand ante litteram.

(esempi del “logo” ideato da Albrecht Dürer)

Le dimensioni della firma toccano infiniti temi: storici, sociali, antropologici, istituzionali, artistici e in questi contributi sono riportati solo alcuni esempi, senza alcuna ambizione di esaustività.

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in foto copertina:
Firme Larousse celebre bianco e nero vintage anni ’20
https://www.etsy.com/it/listing/1127784592/firme-celebre-bianco-e-nero-vintage-1920

Fonte importante per il contributo è stata la visione e l’ascolto di video curati dall’Accademia di Alta formazione che organizza corsi di grafologia e perizia d’arte. In basso la pagina fb:
https://www.facebook.com/profile.php?id=100063723385304&sk=about

Monica Ferri (grafologa)
https://www.facebook.com/monichar52