Taranta Peligna e il mistero della Grotta del Cavallone
La Grotta del Cavallone, situata nel territorio di Taranta Peligna, è avvolta da affascinanti leggende che intrecciano magia e mistero. Una di queste narra di fate abruzzesi che abitavano nella grotta, volando quotidianamente sui paesi della Majella, dispensando doni e talvolta piccoli dispetti. Queste creature osservavano con amore le vite degli esseri umani, guidandoli attraverso sogni premonitori o fortunate scoperte di tesori.
La punizione delle fate
Tuttavia, l’assidua interferenza delle fate nelle vicende umane irritò le divinità preposte al destino degli uomini. Per punirle, decisero di chiudere l’ingresso della grotta con una frana, imprigionando le magiche creature al suo interno. Solo alcune riuscirono a salvarsi. Ancora oggi, chi visita la Grotta del Cavallone può udire i lamenti delle fate rinchiuse, che si trasformano in melodiosi e struggenti canti.
La Grotta del Cavallone e la variante della leggenda
Un’altra versione racconta che le fate, dimoranti in una fenditura della Majella, irritarono san Martino, patrono di Fara, con continui dispetti. Il santo, per porre fine alle loro incursioni, sigillò l’ingresso della grotta con massi staccatisi improvvisamente dalla montagna.
Le grotte nella tradizione
Le grotte, per loro natura, evocano sentimenti contrastanti: possono rappresentare sia la vita che la morte, il grembo materno o l’Ade sotterraneo. Sono luoghi di riparo ma anche di timore, associati all’ignoto e al buio. Non sorprende, quindi, che siano spesso scenari di fiabe, racconti popolari e miti, come dimostra la leggenda della Grotta del Cavallone.