La pagina bianca
La pagina bianca, oggetto di paura ed incanto per ogni scrittore, è il luogo di un viaggio tra il vuoto e il pieno, tra codici fissati nel tempo e libertà individuali, tra finito e infinito, tra compiuto e incompiuto.
L’attesa di un testo e l’evocazione di Francesco Scarabicchi
La pagina bianca, in attesa di un testo, è interamente aperta all’ignoto e spesso dà le vertigini allo scrittore, invitandolo, nel quadro dei suoi margini, a creare la sua, solo la sua pagina nel prato bianco del foglio, evocando il titolo della silloge lirica di Francesco Scarabicchi. (Einaudi, 2017)
L’origine e il significato della parola bianco
Nella fonte delle parole si può sempre catturare un vero, una sostanza spesso persa o indebolita e scolorita nel tempo dal comune uso. La parola bianco si ricollega all'antico alto tedesco blanch, poi divenuto blank (splendente, bianco). Il termine bianco fu usato originariamente per richiamare il luccichio del metallo delle armi, infatti l’espressione arma bianca indica la brillantezza di una spada o di altre armi, per poi denominare il colore più chiaro, il più splendente fra tutti, risultante dalla somma dei sette colori dell’iride.
La simbologia della pagina in grafologia
La pagina in grafologia, simbolicamente, rappresenta lo spazio in cui ci muoviamo, il mondo circostante e il nostro relazionarci all’ambiente. Il foglio bianco (cartaceo o multimediale o di qualsiasi materiale scrittorio) su cui ci si accinge a scrivere, è uno sfondo vuoto, una pura potenzialità, un ignoto, un non esiste e un non detto.
L’interazione tra inchiostro e bianco secondo Jung
La traccia di inchiostro (animus junghiano, azione e forza maschile) si congiunge al bianco (anima junghiana, forza femminile di ricezione ed accoglienza, inconscio) in un processo-atto creativo o comunque di un senso, sia anche la trascrizione di un semplice punto.
L’approccio del grafologo al testo scritto e alla disposizione nello spazio grafico
Il primo approccio del grafologo a un testo scritto considera sempre le modalità di occupazione dello spazio grafico come un pre-orientamento ad un’analisi successiva dei segni e delle loro interazioni nel contesto grafico. La disposizione dei vari elementi grafici, nello spazio e nella forma, si gioca in un rapporto architettonico tra il nero e il bianco coinvolgendo struttura, chiarezza, ordine, disordine e variabilità.
Bianchi e neri in grafologia
Bianchi-neri sono termini, derivati dal linguaggio tipografico ed utilizzati in grafologia per l’osservazione e descrizione della modalità di occupazione dello spazio grafico dea parte dello scrivente. Bianchi (o masse bianche, vuoti) sono aree del foglio che,
essendo prive di scrittura, conservano il colore del materiale scrittorio, generalmente e convenzionalmente bianco. Neri (o masse nere, pieni) sono quelle zone del foglio in cui è stata stesa la scrittura e che risultano di convenzionalmente di colore nero.
Il significato psicologico del rapporto tra bianco e nero
Quando il nero prevale sul bianco, generalmente, si controlla a fatica la nostra emotività, c’è inquietudine e agitazione. Viceversa quando il bianco domina sul nero si ha più capacità di ascolto e di distacco dalle situazioni reali quotidiane in una maggiore autonomia e indipendenza.
Una curiosità lessicale: il biancosegno
Una curiosità lessicale. Biancosegno (calco del francese blanc-seign) è una parola che in grafologia peritale designa una scrittura privata firmata dauno dei contraenti e riempita in seguito dall’altro sulla base di accordi presi preventivamente. Corrisponde alla più nota espressione firma in bianco.
Una domanda finale di riflessione
E noi, a conclusione, ci chiediamo: Dove finisce il bianco quando si scioglie la neve? (William Shakespeare)
Monica Ferri (grafologa)
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