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L’Assurda Proposta di Legge della Lega: Vietare l’Uso del Femminile

L’Uso di Termini Femminili per Indicare Cariche e Atti Pubblici

Il 22 luglio 2024, Riccardo Piccolo ha riportato l’assurda proposta di legge presentata dalla Lega, che mirava a vietare l’uso di termini femminili per indicare cariche e atti pubblici. La proposta, intitolata “Disposizioni per la tutela della lingua italiana, rispetto alle differenze di genere”, prevedeva sanzioni fino a 5.000 euro per chi utilizzava il genere femminile in tali contesti. La proposta è stata ritirata dopo forti critiche.

La Proposta di Legge e le Sanzioni

Il senatore della Lega, Manfredi Potenti, ha introdotto un disegno di legge per vietare l’uso di termini come “sindaca”, “questora”, “avvocatessa” e “rettrice” negli atti pubblici. La proposta prevedeva sanzioni che variavano da 1.000 a 5.000 euro per chi non si atteneva alle nuove regole. Tuttavia, dopo le critiche, la Lega ha ritirato il disegno di legge, con la responsabile per le Pari opportunità, Laura Ravetto, che ha dichiarato che il disegno di legge non rispecchiava la linea del partito.

Contenuti del Disegno di Legge

L’articolo 2 del testo del disegno di legge vietava l’uso del genere femminile per neologismi applicati a titoli istituzionali, gradi militari, titoli professionali, onorificenze e incarichi identificati da atti con forza di legge. L’articolo 3 vietava “il ricorso discrezionale al femminile o sovraesteso o a qualsiasi sperimentazione linguistica”, ammettendo solo l’uso della doppia forma o del maschile universale, da intendersi in senso neutro.

Motivazioni e Reazioni

La proposta sembrava essere una reazione all’introduzione del “femminile sovraesteso” da parte dell’Università di Trento, che aveva deciso di utilizzare termini femminili per riferirsi a tutte le persone, indipendentemente dal genere. A sostegno della sua posizione, Potenti richiamava i dubbi espressi dal linguista Luca Serianni e la contrarietà del presidente emerito Giorgio Napolitano riguardo alla decisione dell’Accademia della Crusca di declinare al femminile le cariche pubbliche ricoperte da donne.

Critiche alla Proposta

La proposta ha suscitato pesanti critiche riguardo l’evoluzione della lingua italiana e la mancata considerazione del fatto che il femminile è una regolare declinazione della lingua. La sociolinguista Vera Gheno ha espresso forti critiche, sottolineando che i femminili esistono da tempi antichi e non rappresentano alcuna sperimentazione. Ha inoltre criticato l’idea di sanzionare chi non si adegua, definendola degna dei peggiori regimi totalitari.

La Lingua Italiana

La proposta di legge del senatore Potenti ha sollevato un dibattito acceso sulla lingua italiana e sulla parità di genere. Il ritiro del disegno di legge ha mostrato l’importanza di considerare le evoluzioni linguistiche e il rispetto delle differenze di genere, evitando eccessi ideologici che possono distorcere le regole grammaticali fondamentali.