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Mauro Esposito e la sua Academy: «Bisogna formare ragazzi propositivi e coraggiosi»

Mauro Esposito e la sua Academy aiutano i giovani talenti a coltivare il loro potenziale e inseguire i propri sogni nel calcio.

Mauro Esposito e la sua Academy: Intervista all’Ex Calciatore

PESCARA – Coltivare il talento. E rincorrere un sogno. Lo stesso sogno che Mauro Esposito è riuscito a vivere nella sua carriera da calciatore. Anche perché lui di talento ne aveva davvero tanto. E allora nella sua attuale carriera di allenatore vuole indicare la rotta ai più giovani con la sua Academy.

Mauro Esposito e la sua Academy
Mauro Esposito e Vincenzo Iaquinta

Mauro Esposito e la sua Academy: Gli Eventi Estivi con tanti ex calciatori

Si tratta del “Mauro Esposito Delfino summer camp” e della “Esport Academy”, per i ragazzi nati dal 2009 al 2012. Esposito già da più di dieci anni è legato al Pescara e allena le formazioni giovanili. Attualmente è il tecnico della formazione Under 14.

Questa estate allo stadio Aldo Mastrangelo di Montesilvano dal 17 al 22 giugno è andato in scena il “Mauro Esposito Delfino summer camp”. E poi al Galileo Speziale di Montesilvano dal 19 al 22 agosto era in programma l’ “Esport pre-season summer training”.

Per i due eventi Esposito ha chiamato a raccolta tanti ex calciatori. Come il suo ex compagno di squadra all’Udinese Vincenzo Iaquinta. Oltre ad Alessandro Del Grosso, altro ex giocatore di serie A. E come gli ex biancazzurri Sansovini, Fiorillo, Balzano e Soddimo. Che attraverso la loro esperienza hanno potuto impartire consigli preziosi ai piccoli talenti.

Mauro Esposito

La carriera di Esposito

Per Mauro Esposito una carriera da calciatore di grande livello. Dieci anni in serie A, tra Udinese, Cagliari e Roma. E in quegli anni arrivò anche la grande soddisfazione dell’esordio in Nazionale nel 2004. In azzurro in totale riuscì a collezionare sei presenze.

Mauro Esposito mentre dirige una seduta di allenamento al suo “Delfino summer camp”

Mauro Esposito e la sua Academy: L’Approccio nella Formazione dei Giovani

Da cosa nasce l’idea di fondare un’Academy?

«Dopo tanti anni che lavoro con il Pescara, cioè da più di dieci anni, ho capito che i ragazzi di oggi si devono allenare ancora di più. Il lavoro che si fa con i club è sempre meno. Ho voluto aiutarli a lavorare di più sul perfezionamento tecnico».

Quali sono le vostre metodologie di allenamento?

«Sono quelle di formare dei ragazzi propositivi, coraggiosi nel giocare a calcio. Soprattutto aumentando l’intensità. Per me il ragazzo deve essere libero di esprimere le sue qualità, ma facendolo con grande intensità. Poi ci sono anche gli aspetti tecnici, si è persa un po’ di qualità. Formare dei ragazzi a livello tecnico è fondamentale».

Qual è la caratteristica più importante per far crescere questi giovani talenti?

«La caratteristica è lavorare su quegli aspetti su cui i ragazzi hanno più carenze. Soprattutto l’intensità nel lavoro e sul primo controllo. Molti fanno fatica ad avere il primo controllo e il dribbling. Vedo pochi uno contro uno nelle partite di calcio. Non si deve avere paura di sbagliare. Vedo molti più schemi, così molti tecnici ingabbiano i ragazzi nei sistemi di gioco».

Gli anni d’oro di Cagliari e la Roma

E tu di talento ne avevi davvero tanto da calciatore. L’esordio con il Pescara nel ’98. Poi la consacrazione l’anno successivo con De Canio, stagione 1998/1999. Per te 12 gol quell’anno, quando sfioraste la promozione in A…

«Sicuramente quelli erano i primi due anni in cui mi affacciavo nel calcio che conta. Avevo 17 anni nel ’98, entrai al posto di Allegri in un Reggiana-Pescara. Poi l’anno dopo feci 12 gol. L’unico rammarico della mia carriera è stato quell’anno lì, per non aver centrato la promozione in serie A. Resta comunque la grande soddisfazione di aver fatto una grande annata, che poi mi diede il là per andare in serie A».

Gli Anni di Successo a Cagliari

Gli anni di Cagliari sono stati quelli che ti hanno dato maggiori soddisfazioni…

«Dopo Pescara sono stato ad Udine in A. Avevo 19 anni, era l’età in cui avevo bisogno di giocare. E il fatto di giocare poco a me non piaceva perché ero giovane e preferii scendere in B con il Cagliari per giocare con continuità. Lì ho fatto sei anni, tre di B e tre di A. Sei anni alla grande. Sono stati gli anni più belli, ho giocato con grandi campioni».

L’Esperienza Breve ma Intensa alla Roma

Per te ci fu anche l’occasione di approdare in un grande club come la Roma, ma fu un’esperienza breve. Secondo te cosa non andò?

«Sai benissimo che quando sei in una grande squadra non è che ti aspettano, come magari è successo a Cagliari. A Roma c’è una società esigente e non puoi sbagliare. Ero stato appena operato al crociato, mi allenavo un giorno sì e uno no. Potevo fare di più ma non potevo esprimermi al massimo perché non stavo bene. Le occasioni non le ho sfruttate al 100%. A Manchester all’esordio in Champions entrai e mi capitò la palla del pareggio che sbagliai. Fui penalizzato anche dagli episodi. È una società che chiedeva subito il massimo. E avevo davanti anche grandi campioni. Trovare spazio con Totti, Vucinic, Menez, Giuly, Mancini non era facile. Ma non porto nessun rammarico. Ero contentissimo di giocare in una grande squadra. Ho avuto modo di vincere una Coppa Italia e una Supercoppa. Rifarei tutto quello che ho fatto».

Partnership Memorabili: Zola e Totti

Hai giocato con grandi campioni del calibro di Totti e Zola. Qual è stato il partner d’attacco con cui ti sei trovato meglio?

«Sicuramente Zola, perché l’ho vissuto al 100%. Io a Cagliari ho fatto annate da protagonista. Il fatto di condividere tutto con Gianfranco è stata una cosa che ho vissuto con grande emozione. Facendo poi anche bene, in B feci 17 gol in una stagione. Poi l’anno successivo in A ne feci 16 e la maggior parte me li fece fare lui. A Roma mi sono allenato con un altro mostro come Totti. Ho avuto la fortuna di conoscerli a livello umano e sono grandi persone. I campioni si vedono subito dall’atteggiamento. Per il modo in cui si allenano e per i sacrifici che fanno».

Il Sogno Realizzato con la Nazionale

Nel 2004 arrivò anche il tuo esordio in Nazionale. In tutto hai collezionato sei presenze in quel periodo. Cosa vuol dire indossare la maglia azzurra?

«E’ il sogno di qualsiasi ragazzo che gioca a calcio. Io ce lo avevo, ma ho dovuto fare doppia fatica. Io giocavo nel Cagliari. Quella Nazionale poi vinse i mondiali. Sono stato l’unico calciatore che giocava in una “piccola”. Lippi mi disse che io ero l’unico che era lì per meriti miei. Il fatto di aver contribuito alle qualificazioni mondiali per me è stata una grandissima soddisfazione».

29-08-2024 di  Daniele Rossi

(Foto “Mauro Esposito Delfino summer camp” e “Esport Academy” di Massimo Mucciante)