Angolana, Epifani vuole la mentalità vincente: «Ho lavorato molto sulla testa dei ragazzi»

Massimo Epifani guida l’Angolana con una mentalità vincente. Obiettivo il salto di categoria, sfidando Giulianova e Castelnuovo.

Mentalità vincente Angolana: Epifani punta in alto

CITTA’ SANT’ANGELO – A inizio stagione tutto avrebbe pensato fuorché ritrovarsi a questo punto della stagione sulla panchina dell’Angolana. Sì, perché Massimo Epifani aveva intrapreso in estate la sua avventura all’Acireale. In serie D e da tutt’altra parte dell’Italia. Poi le cose hanno preso una piega inaspettata. E lui ha dimostrato di essersi saputo calare sin da subito in questa nuova dimensione, sposando un progetto ambizioso come quello della Renato Curi Angolana.

Salto di categoria

I nerazzurri si ritrovano lì su in classifica a due punti di distanza dalla capolista Giulianova. E con i giallorossi sarà battaglia fino alla fine. Senza dimenticare il Castelnuovo, che insegue al terzo posto.

Per l’undici di Epifani quattro successi e un pareggio nelle ultime cinque gare. Segno che questa squadra ha ingranato la marcia. Ad una rosa già di per sé competitiva, costruita ottimamente dal ds Antonio Bucci, si sono aggiunti nel mercato invernale innesti di spessore. Come i vari D’Egidio, Ferraioli, Marchionni, Sall.

In una squadra dove c’era già un certo Nicola Santirocco, autore di 19 centri in stagione fino ad adesso. In avanti stanno facendo bene anche Dei Rocini, classe 2006 formatosi nelle giovanili del Pescara, e Musy. Quest’ultimo sta essendo spesso determinante subentrando dalla panchina. Insomma la società non si è mai risparmiata. E per Massimo Epifani c’è solo l’imbarazzo della scelta.

L’obiettivo non può che essere quello del salto di categoria. Questo lo si sapeva già ad inizio anno, quando sulla panchina dei nerazzurri sedeva Andrea Pierantoni.

Massimo Epifani, allenatore della Renato Curi Angolana (foto- Renato Curi Angolana)

Nuovo condottiero

Poi a fine dicembre la svolta, con la società che dopo il divorzio con Pierantoni ha scelto Epifani. Una proposta che il tecnico non poteva proprio rifiutare. Così, dopo la parentesi poco fortunata nell’Acireale, per lui è iniziata questa nuova avventura.

Epifani ha deciso di scendere di categoria, ma lo ha fatto per legarsi ad una società ambiziosa come quella del presidente Borrelli. Quello nerazzurro è un sodalizio che punta in alto. A partire dalle strutture, con il rifacimento del Petruzzi e la prossima acquisizione del centro sportivo Poggio degli Ulivi. Di cui attualmente la Renato Curi Angolana detiene la gestione per un anno. Si tratta di una struttura che per undici anni ha ospitato gli allenamenti del Pescara. E dove sono in corso dei lavori di riqualificazione. Insomma una società che dimostra di avere le idee chiare per il futuro.

L’esperienza nel Pescara

La scelta di Epifani ricalca proprio questa linea. Del resto il tecnico ha all’attivo diverse stagioni in serie D con buoni risultati ottenuti soprattutto al San Nicolò, dove vinse anche il campionato di Eccellenza nella stagione 2013-2014, e al Notaresco. Oltre ad un altro campionato di Eccellenza vinto sulla panchina dell’Aquila due anni fa. Per lui anche una significativa esperienza nel Pescara da allenatore della primavera nella stagione 2017-2018. Quando poi approdò in prima squadra, subentrando all’esonerato Zeman in serie B. Lui che il biancazzurro lo aveva vissuto già da calciatore. A ripensarci, quell’anno arrivò tutto e subito. La vita a volte sa essere imprevedibile.

Nelle precedenti stagioni hai sempre allenato nelle categorie superiori. Cosa ti ha spinto a dire sì all’Angolana e scendere in Eccellenza?

«Io ho parlato con il direttore (Antonio Bucci, ndr) e la proprietà. E mi ha spinto la loro voglia di fare bene, di costruire un progetto importante. Ho avuto subito l’impressione di avere davanti delle persone serie. E questo si vede anche dal centro sportivo che si sta acquisendo (Poggio degli Ulivi, ndr). Mi sono legato per più di un anno. Farò il meglio possibile. Nel dilettantismo è difficile trovare società che hanno questa programmazione. Adesso bisogna costruire una mentalità vincente».

Hai trovato una squadra ben costruita, a cui poi si sono aggiunti innesti di spessore nel mercato invernale. Come i vari D’Egidio, Ferraioli, Sall, Marchionni. Che gruppo è il vostro?

«Quando sono arrivato già conoscevo molti giocatori della squadra. Poi c’erano Diarra e Santirocco che avevo all’Aquila. Ho trovato ragazzi seri e bravi. Appena arrivato siamo intervenuti sul mercato con entrate e uscite, c’è da costruire qualcosa di importante. Abbiamo cercato di prendere giocatori importanti per questa categoria e per categorie superiori. Ho trovato un gruppo fantastico con ragazzi che hanno voglia di lavorare e di migliorare».

Quattro vittorie e un pareggio nelle ultime cinque gare, segno che la tua squadra ha decisamente ingranato la marcia. In cosa hai dovuto lavorare maggiormente in questi due mesi e mezzo?

«Ho lavorato nella testa, oltre al lavoro tecnico e tattico. Il lavoro maggiore è stato quello di trasformare la testa dei ragazzi che stanno qui per lottare per qualcosa di importante. Per vincere si passa anche dai pareggi e dalle sconfitte. L’obiettivo è migliorare ogni giorno e costruire una mentalità vincente. Quando sei chiamato a vincere tutte le partite non è semplice. Soprattutto quando hai giocatori giovani, devi accompagnarli a questa mentalità».

Lì davanti a due punti c’è il Giulianova, sarà una bella lotta fino alla fine contro un’altra corazzata. Senza dimenticare il Castelnuovo. Cosa conterà di più in questo finale di stagione?

«Io credo che bisogna fare i complimenti a tutte e tre le squadre che sono lì davanti. Il Giulianova è una squadra costruita per stravincere, conterà la testa e la fortuna che ti può dare quel qualcosa in più. Mancano sette partite difficili per tutte e tre. Il campionato si giocherà sui dettagli, chi sbaglierà di meno vincerà».

Hai alle spalle una società solida che ha investito tanto, con l’obiettivo dichiarato del salto di categoria. Quanto avverti il peso della responsabilità che hai addosso?

«Il peso no. Perché non è un peso ma un piacere. È logico che farlo all’Angolana è una responsabilità doppia. Abbiamo giocatori importanti. Ci sono due lavori da fare, la costruzione della squadra e la costruzione di una mentalità vincente. Questo campionato dà due possibilità, la vittoria del campionato o i play-off. Noi dobbiamo cercare di vincere tutte le partite. Quando sono venuto conoscevo i rischi, ma stiamo costruendo qualcosa per cercare di vincere nel tempo. Dispiace per il pari di Sulmona, dove abbiamo lasciato due punti non solo per colpa nostra. Stiamo combattendo contro il Giulianova, che è un’altra corazzata. E contro il Castelnuovo che all’inizio nessuno si aspettava che facesse questo campionato».

Domenica trasferta insidiosa contro la Torrese. Che avversario ti aspetti?

«Sarà sicuramente una partita difficile. Secondo me affrontiamo una buonissima squadra. Poi loro giocano in casa e su un campo difficile con le dimensioni ridotte. Ma in questo campionato non esistono partite facili. Quando sei condannato a vincere l’aspetto più importante è quello mentale. Noi abbiamo il peso della responsabilità. Se non sei forte mentalmente puoi pagare. Domenica scorsa ci siamo complicati da soli una partita che dovevamo stravincere, vincendo solo nel finale (contro la Pro Vasto, ndr). Però siamo sulla buona strada».

Tornando indietro, nella stagione 2017-2018 nel Pescara sei stato catapultato di colpo in prima squadra dalla primavera, subentrando all’esonerato Zeman. Era la serie B. Per te forse un’occasione arrivata troppo presto?

«No. Nella vita purtroppo non puoi scegliere. Io sono abituato sempre a lavorare. Io ero alla primavera, c’è stata la possibilità di allenare in prima squadra ed è stata un’esperienza fantastica. Non c’è stata una partita dove meritavamo di perdere. Io credo che doveva andare in quella maniera, credo nel destino. Ma sono contento di aver allenato il Pescara. Facendo questo mestiere cercherò di dare il massimo per ritornare su con tutte le mie forze».

14-03-2025 Daniele Rossi

La Redazione de La Dolce Vita
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