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La Bellezza dell’Incarnazione: L’eterno fascino del Natale

Natale: La festa religiosa più amata

Natale: La festa religiosa più amata. Per secoli, è stata la festa religiosa più attesa dell’anno, un evento che univa le generazioni attorno alla tavola e al focolare. Il presepe, che affonda le sue radici nel XII secolo a Greccio, divenne simbolo della tradizione natalizia italiana, mentre l’albero di Natale, tipico della cultura nordica, fece la sua comparsa più tardi. La magia del Natale si rifletteva in questa unione familiare, con i bambini che si stupivano davanti a una tradizione che sembrava fuori dal tempo, e gli anziani che trasmettevano la saggezza delle generazioni precedenti.

Il Natale nella letteratura e nella poesia

Anche coloro che non erano religiosi non avrebbero mai parlato male del Natale, una festa celebrata in innumerevoli poesie e racconti. Si pensi a “Canto di Natale” di Charles Dickens, un’opera che ritrae la trasformazione del cuore di Ebenezer Scrooge, o al racconto di Dostoevskij di un bambino povero che rappresenta l’immagine del Bambino Gesù, svegliandosi affamato in un angusto scantinato.

Il Natale La festa religiosa più amata vista dai filosofi

E che dire dei filosofi? I filosofi, noti per il loro approccio rigoroso e analitico, spesso si allontanano dalle emozioni per cercare la logica dei fenomeni. Tuttavia, anche loro non sono immuni al fascino del Natale. Arthur Schopenhauer, noto per il suo pessimismo cosmico, descrive il Natale come un’esperienza che porta luce e calore in una stanza, simboleggiando la pienezza della vita e l’espressione più alta dell’umanità.

Nietztche

Friedrich Nietzsche e la Nostalgia dell’atmosfera natalizia

Anche Friedrich Nietzsche, pur essendo il profeta della “morte di Dio”, nutriva un’inesperata nostalgia per l’atmosfera natalizia della sua infanzia, come rivelato dalle sue lettere. Nonostante le sue critiche al cristianesimo, il Natale rappresentava per lui una forma di bellezza autentica.

SARTRE

Jean-Paul Sartre e l’esperienza Mistica

Un altro filosofo, Jean-Paul Sartre, pur non essendo credente, nella sua opera “Bariona o il figlio del tuono” scrive di Maria e della maternità di Cristo con una dolcezza che rievoca l’esperienza mistica cristiana. Anche Benedetto Croce, pur non essendo religioso in senso stretto, aveva un profondo senso della bellezza e del valore umano che il Natale evoca.

STEIN

Edith Stein e il mistero del Natale

Edith Stein, filosofa ebrea diventata suora carmelitana, scrive nel suo saggio “Il mistero del Natale” che la semplice parola “Natale” evoca un’incredibile forza di gioia, un raggio di amore che penetra nel cuore delle persone, siano esse credenti o meno. Per Stein, Natale è una festa che racchiude l’amore e la speranza, un momento in cui la terra si riempie di luce.

Espressione della ricerca Umana

Questa riflessione sulla bellezza del Natale attraversa anche la filosofia, che non è solo un campo di studio ma un’espressione della ricerca umana di significato. Viviamo in un’epoca secolarizzata, ma il Natale, con il suo messaggio di amore divino che si fa carne, è un invito a riscoprire il sacro e a riunire fede e ragione.

Il Natale: La festa religiosa più amata come incontro tra fede e ragione

Il Natale è anche l’essenza stessa del Cristianesimo: un Dio che si fa uomo per un atto d’amore supremo. Questa bellezza, che pervade la festa, è anche l’ombra della croce, un tema che Dostoevskij esplora nel celebre detto “La bellezza salverà il mondo”. Dio, incarnandosi, porta con sé una bellezza che trascende la storia e ci invita a rimettere il Bambinello nel nostro cuore, a rivedere la nostra relazione con il divino.

Conclusione: La bellezza che salva il mondo

In conclusione, il Natale è un mistero di bellezza e amore che trascende la storia profana e si intreccia con la sacralità, come una stella che guida tutti verso la luce e la speranza, un’esperienza che invita ciascuno a riscoprire la meraviglia e la gioia del cuore.

In principio era il Logos, e il Logos era presso Dio, e il Logos era Dio… E il Logos si fece carne e abitò fra noi. (Giov. 1, 1.14)

di Giuseppe Lalli