Le Meraviglie del Parco Nazionale Abruzzo, Lazio e Molise
Scopri la Bellezza Naturale di questo Incantevole Parco
Scopri le Meraviglie del Parco Nazionale Abruzzo, Lazio e Molise: paesaggi mozzafiato, fauna unica, borghi storici e delizie culinarie.
Paesaggio e Geologia
Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise rappresenta un’esperienza unica nel suo genere. Le montagne del Parco mostrano un paesaggio vario ed interessante in cui si alternano vette tondeggianti, tipiche dell’Appennino, a pendii dirupati dal tipico aspetto alpino. La zona centrale del Parco è percorsa dal fiume Sangro, al quale affluiscono vari torrenti; nella zona più esterna defluiscono, invece, le acque del fiume Giovenco, del Melfa, del Volturno e di altri fiumi.
Alla Scoperta della Fauna nel Parco Nazionale Abruzzo
La Camosciara
Nei rilievi più importanti, come il Monte Marsicano, la Montagna Grande, la catena del Petroso e della Meta, il Monte Greco, sono scolpiti in forma visibile i segni dei grandi eventi della storia della Terra. Tuttavia, quando si arriva nel cuore del Parco grande è l’emozione provocata dall’impressionante anfiteatro naturale della Camosciara, molto simile, nell’aspetto e nella struttura, alle montagne dolomitiche, che racchiude nel proprio contesto la zona di Riserva Integrale.
Paesaggi Incantevoli nel Parco Nazionale Abruzzo
Il paesaggio vegetale predominante del Parco è costituito dalle foreste di faggio: il nome scientifico di questa specie è Fagus sylvatica. Il riconoscimento UNESCO delle faggete rappresenta per l’Italia la prima iscrizione di un patrimonio naturale espressamente per il suo valore ecologico di rilievo globale: le faggete vetuste del Parco sono entrate nella lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO. La decisione è stata presa a Cracovia il 07 luglio 2017.
Flora del Parco
Il fiore più famoso del Parco è senza dubbio la scarpetta di Venere o pianella della Madonna. Il Parco ospita una grande varietà di animali che un tempo occupavano un areale assai più esteso nell’Appennino: 67 specie di mammiferi, 230 di uccelli, 14 di rettili, 12 di anfibi, 15 di pesci, e 4.764 specie di insetti, comprendenti importanti endemismi.
Il Camoscio Appenninico
Le due specie animali più famose del parco sono il Camoscio Appenninico e l’Orso Marsicano. Il Camoscio Appenninico è perfettamente adattato all’ambiente montano di alta quota caratterizzato da rupi impervie e praterie, ed è presente con una popolazione di circa 600 esemplari. Il suo caratteristico mantello e la lunghezza delle corna lo differenziano nettamente dal camoscio alpino. Magnifico nell’aspetto, agile ed elegante nelle movenze, non è difficile da avvistare in numerosi branchi oltre il limite del bosco.
L’Orso Marsicano
Simbolo del parco d’Abruzzo, l’orso bruno marsicano è una sottospecie differenziata geneticamente dagli orsi delle Alpi e dunque rappresenta un endemismo esclusivo dell’Italia centrale. Grazie a recenti ricerche scientifiche si è stimata una popolazione di circa 50 esemplari nel territorio del Parco e zone limitrofe. Gli orsi sulle Alpi erano quasi estinti, prima del piano di ripopolamento Life Ursus. In Abruzzo invece hanno sempre resistito, nonostante il bracconaggio, gli incidenti stradali, l’antropizzazione e la pressione del turismo.
Protezione e Habitat dell’Orso
La principale difficoltà con l’orso marsicano è proteggerlo in un territorio troppo piccolo per contenerlo: il parco d’Abruzzo non è l’Alaska o il Saskatchewan, qui la terra degli orsi si attraversa in mezz’ora ed è tagliata da una trafficata strada provinciale. Ogni loro problema deriva dal contatto con gli umani, che in quest’area non può essere evitato ma solo gestito, ed è questa la sfida del futuro. Il bosco rappresenta l’habitat più importante per l’Orso: in esso trova rifugio, tranquillità e cibo. Non è raro comunque che l’Orso frequenti, a seconda delle stagioni, le praterie di alta quota o i coltivi di fondovalle.
Alimentazione e Letargo dell’Orso
Trattandosi di un animale onnivoro (che si nutre cioè sia di sostanze vegetali che animali), l’Orso riesce ad adattarsi a diversi tipi di habitat, purché tranquilli e sicuri. Uno degli obiettivi è incoraggiarli a uscire dal parco, usando corridoi come le Gole del Sagittario o il Monte Genziana per spingersi a nord, verso il Parco della Majella. È un’operazione che presenta rischi, ma necessaria. C’è un ulteriore motivo di urgenza: gli orsi si stanno abituando alle persone, iniziano a considerare i paesi come fonti di cibo e luoghi sicuri.
Riproduzione dell’Orso
A maggio inizia per gli orsi la stagione degli amori e degli accoppiamenti al chiaro di luna. Sia i maschi che le femmine possono accoppiarsi con più individui nella stessa stagione e di conseguenza i piccoli di una stessa cucciolata possono essere di padri diversi. A febbraio, durante il periodo di latenza invernale, la femmina partorisce da 1 a 3 cuccioli. Al momento della nascita i piccoli pesano meno di 500 grammi e dipendono completamente dalla mamma. Grazie al latte materno che è particolarmente ricco di grassi, gli orsacchiotti riescono a crescere rapidamente per affrontare lo svezzamento in l’estate, dal mese di giugno in poi. I piccoli rimangono con la madre per più di un anno.
Abilità e Sopravvivenza dell’Orso
L’Orso ha un udito molto sviluppato ed un olfatto acutissimo che lo aiuta nella ricerca del cibo. A differenza dell’olfatto e dell’udito, la vista è invece piuttosto mediocre. Il verso dell’Orso si chiama ruglio. Ai primi freddi, quando il cibo comincia a scarseggiare, gli orsi vanno alla ricerca di un rifugio asciutto e sicuro dove trascorrere l’inverno. Nella tana l’Orso cade in una specie di letargo che gli consente di far fronte alle basse temperature e alla mancanza di cibo. Non si tratta di un letargo vero e proprio: a differenza di altre specie, gli orsi mantengono un buon grado di reattività agli stimoli esterni e possono addirittura uscire fuori dalla tana durante le belle giornate invernali. In questo periodo non si alimentano e sopravvivono grazie al grasso accumulato in autunno che funziona sia come riserva energetica che da isolante termico.
Borghi e Cultura
Un Parco Nazionale non è solo natura: il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise è fatto anche di borghi e piccoli paesi, che hanno conservato in gran parte la loro identità, data dallo stratificarsi delle vicende storiche e dei modi tradizionali di vita. I comuni del Parco sono ventiquattro. La capitale storica del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise è Pescasseroli. Nel Parco vi è una buona diversificazione delle strutture ricettive passando dalle diverse categorie di alberghi (da 4 stelle a 2 stelle) ad una capillare offerta di B&B, affittacamere, ostelli, agriturismi e campeggi. Affidabilità e genuinità sono le ricette per garantire un turismo all’insegna della qualità e dell’accoglienza di tipo familiare. Tutte le attività e le infrastrutture esistenti per la fruizione turistica del Parco hanno anche consentito la rivitalizzazione di piccoli centri storici di grande valore.
Comuni e Borghi da Visitare
Le Meraviglie del Parco Nazionale Abruzzo. Diverse sono le località, i comuni d’eccellenza e i borghi storici da visitare. Alcuni paesi sono molto piccoli e in posizioni incantevoli, e hanno saputo ben coniugare la difesa della natura con lo sviluppo socioeconomico. Mentre i borghi di Pescasseroli e Barrea sono situati in modo da poter controllare le due estremità della valle, nella zona intermedia Opi, su uno sperone roccioso, e Civitella Alfedena, su un esteso terrazzo, dominano da luoghi idonei alla difesa la valle sottostante. Meno appariscente è la posizione di Villetta Barrea, pur giustificabile dal controllo dell’asse vallivo del torrente Profulo, quasi perfettamente allineato con quello del Tasso-Sagittario.
Storia e Sviluppo degli Insediamenti
Tuttavia, la motivazione difensiva non è forse all’origine di questi abitanti. Appare condivisibile l’opinione di chi pone alla base ragioni di carattere puramente pratico ed economico. Infatti, le aree che si prestano alla coltivazione sono sul fondovalle, che solo in brevi tratti è ampio. Non si poteva occupare questa parte preziosa di terreno con abitazioni. Invece, poste ad una certa altezza rispetto alla valle, le abitazioni potevano egualmente dar modo agli abitanti di sorvegliare le coltivazioni poste in basso.
Del resto, è evidente che la posizione corrisponde effettivamente alle esigenze della vita di questi centri. Infatti, attraverso i secoli non sono sorte delle loro filiazioni verso valle. Non si sono avuti degli sdoppiamenti di abitato. L’unico esempio di spostamento è quello di Pescasseroli, i cui abitanti molto per tempo, forse fra il XIV secolo, abbandonarono l’abitato primitivo posto intorno al castello e si trasferirono nel borgo del Peschio, posto più a valle (Bevilacqua 1952, 64).
Fortificazioni Medievali
Non contraddicono queste valutazioni le fortificazioni medievali presenti in questo ambito territoriale nel senso che esse rappresentano l’adeguamento a particolari contingenze storiche preesistenti.
Circa la sezione valliva che si estende nella conca di Castel di Sangro, ormai fuori dall’area Parco, la posizione di sperone, in alto sulle acque del fiume, propria di Opi, è replicata da Scontrone, mentre l’Alfedena odierna è un centro di fondovalle sul Rio Torto, nelle adiacenze della confluenza di questo torrente nel Sangro.
Pescasseroli e la Natura
Pescasseroli è un paese in cui è evidente la simbiosi tra natura ed architettura: il centro abitato è in perfetta armonia con le meraviglie naturali che lo circondano.
Il nucleo urbano, in posizione pianeggiante, si è sviluppato attorno all’antica abbazia ed è caratterizzato da tradizionali costruzioni in muratura di pietrame e malta, adornate dalle particolari finestre con imbotti in pietra da taglio locale, denominata “pietra gentile” dal nome dell’omonima montagna.
La piazza S. Antonio, così chiamata per la presenza di una chiesa oggi scomparsa, è il fulcro della vita di Pescasseroli: è colorata dai faggi e profumata dai piccoli fiori dei tigli ed è ornata, oltre che dalla sede del Comune, da una graziosa fontana, sormontata da una statuetta dell’Immacolata.
Civitella Alfedena
Le Meraviglie del Parco Nazionale Abruzzo. Il paesino più piccolo dei comuni abruzzesi, invece, è Civitella Alfedena. Il turista che visita Civitella per la prima volta resta subito affascinato dalle forme graziose ed armoniose dell’architettura che rendono la cittadina uno dei borghi più caratteristici all’interno del Parco.
Sorge alle pendici del Monte Sterpi d’Alto, che rappresenta solo l’inizio di quel meraviglioso spettacolo che si apre subito alle spalle del grazioso borgo: l’anfiteatro della Camosciara (Zona di Riserva Integrale del Parco).
Ai piedi del paesino, il Lago di Barrea, facilmente raggiungibile con una passeggiata pedonale che attraversando la Pineta porta al Ponte Vecchio e quindi sulle sponde del lago.
Escursioni e Attività all’Aperto
Da qui si sviluppa una delle escursioni più belle che si possa fare nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio Molise: l’anello Val di Rose-Val Jannanghera. Il percorso è impegnativo, infatti parte subito in salita dal borgo di Civitella Alfedena, per raggiungere in breve la faggeta, in questo tratto offre comunque un bel punto di vista sul lago di Barrea. Dopo la full immersion nella faggeta lo scenario si apre e ci trova in un’ampia valle delimitata a destra da Monte Sterpi d’Alto e a sinistra da Boccanera.
Questo è il tratto più duro del sentiero ma ripaga la buona probabilità di poter osservare il camoscio. Dopo qualche tornantino si arriva a Passo Cavuto da qui si apre un suggestivo altopiano dominato dal Monte Petroso che per pochi metri è la vetta più alta del Parco. In breve si arriva al solitario rifugio di forca Resuni.
Lasciato il rifugio inizia la discesa attraversando prima la valle Risioni e poi Jannanghera che custodisce al suo interno dei faggi monumentali e dei piccoli acereti. Poi attraverso una semplice mulattiera si chiude l’anello ritornando a Civitella Alfedena.
Tradizione Culinaria
All’interno del Parco c’è la possibilità di gustare la cucina di tre Regioni, Abruzzo, Lazio e Molise tutte e tre accomunate da una tradizione agrosilvopastorale di prodotti semplici e genuini. Per cui in tutti i Paesi del Parco è possibile trovare ristoranti con cucina tradizionale e accoglienza familiare.
L’accurata preparazione di pietanze e la qualità dei prodotti che il pascolo e l’agricoltura offrono, fanno anche dei piatti più semplici qualcosa di speciale. Tra i piatti tipici, ricordiamo i “maccheroni alla chitarra”, fatti con il singolare oggetto a corde metalliche che ricorda lo strumento musicale, la zuppa di orapi (spinaci selvatici) e fagioli, gli gnocchetti acqua farina e orapi, le carni alla brace. I prodotti tipici legati alla tradizione pastorale e alla transumanza, quindi pecorino, ricotta di pecora, il caciocavallo di mucca, ma anche un raro formaggio caprino la Marzolina.
La coesistenza di questa flora e fauna contornata da 24 meravigliosi comuni di cui Pescasseroli è solo il più noto e le gustosità culinarie rendono il Parco davvero un’esperienza degna delle favole più dolci.