Intervista a Vincenzo Olivieri, il volto genuino di Pescara, torna sulle scene con emozioni forti e battute esilaranti. Scopri di più
Vincenzo Olivieri: Torna sulle Scene con Emozioni Forti
Rappresenta il volto più divertente e genuino di Pescara. Una città in eterno movimento. Un po’ come lui, che si intercala tra personaggi diversi e battute esilaranti. Vincenzo Olivieri torna sulla scene.
La stella di Barbara
Quello appena trascorso è stato per lui un periodo molto difficile, dopo la scomparsa della moglie Barbara Paolone. A cui era legato anche da un punto di vista professionale. E a cui ha dedicato lo show “Stelle”, con il ricavato devoluto in beneficenza. Ma lo showman gli stimoli per ripartire li ha saputi trovare dentro di sé, dal suo spirito. Dalla sua voglia di vivere. E di far divertire. Attraverso il potere della risata, che unisce un po’ tutti senza distinzioni.
Gli inizi
Lui iniziò la sua carriera con la radio. Per poi passare al teatro e agli spettacoli dal vivo. Fino all’ideazione e alla realizzazione di format televisivi. Insomma, oggi Olivieri è uno showman a tutto tondo. Un suo marchio di fabbrica è senza dubbio quello degli scherzi telefonici. Che lo ha consacrato anche in tema di conservazione e valorizzazione della parlata dialettale.
Dallo show alla cultura
Su questa scia ha tenuto diversi convegni, in particolare presso l’università “Gabriele D’Annunzio”. Dallo show alla cultura, insomma. Ma sempre con la solita, frizzante ironia. Giusto per non prendersi mai troppo sul serio.
L’intervista
Il 28 aprile a Pescara più di quaranta artisti al teatro Circus per lo spettacolo “Stelle”. In cui ha brillato più di tutte la stella di Barbara…
«Sì, l’emozione è ancora molto forte. Abbiamo fatto il sold-out. Volevano venire più persone, ma le strutture non lo consentivano. Adesso manderemo in onda in tv l’intera serata, per continuare a contribuire. La finalità è quella di donare dei fondi alla fondazione IRCCS, presso la struttura semplice di radioterapia dei tumori solidi pediatrici dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Il nostro contributo ha permesso di stipendiare un ulteriore medico. Del resto Barbara aveva creato proprio questo tessuto. Nonostante fossero rapporti lavorativi, aveva creato un feeling tra gli artisti. Quando è stata male, la sono venuti a trovare a Roma. E molti dell’agenzia di Stefano Francioni hanno voluto partecipare. Durante la serata abbiamo consegnato alla dottoressa Sabina Vennarini un assegno da trentamila auro. Questo progetto continuerà con la trasmissione televisiva”».
Mai come in questi casi, per te il sorriso può essere la migliore medicina…
«Sì, assolutamente sì. Ci sono stati anche momenti di commozione durante lo spettacolo. Così come momenti dedicati alla risata con Marco Papa e Tiziana Di Tonno. Non abbiamo voluto fare la solita cosa con il presentatore. C’era solo la voce di Roberto Pedicini. Era ambientato in una sorta di circo onirico, con Pierpaolo Spollon in veste di “spettattore”. La “Pierrot” è stata Dana Gasparro. Gli artisti intervenuti sono locali e nazionali, i vari N’Duccio, Piero Mazzocchetti, il pianista Michele Di Toro e tanti altri».
La stagione estiva è alle porte, come hai intenzione di accenderla?
«Chiaramente da quando è successa la cosa sono fermo. Puntavo su questa serata che è stato il mio rientro ufficiale. Ho fatto già un paio di serate e adesso le serate estive. Il 25 maggio sarò a Madonna delle Piane a Chieti, ma anche a Montesilvano, Francavilla e Casalbordino. Ripartirò con spettacoli estivi, con la band e con il programma “Giro giro tanto”».
In tutti questi anni ti sei affermato sulle scene regionali e non solo. Come hai iniziato a fare cabaret?
«E’ una cosa che o ce l’hai o non ce l’hai. Non si insegna e non si impara. Io da ragazzino avevo questa velleità di far ridere. Ho iniziato nel ’78 con Tvq, facevo già i primi programmi in radio. La svolta negli anni Novanta quando sono stato direttore artistico del Balena Bianca. E ne ho fatto anche un mestiere. Sono stato anche fuori, a Roma e in Puglia con il tour di Miss Italia. Ho fatto altre cose a Milano. E poi la mia vecchia passione per la televisione, dove propongo i miei format».
Spesso i tuoi sketch rappresentano il pescarese medio. Quanto è cambiata in questi anni la città di Pescara e con essa il suo tessuto sociale?
«Indubbiamente è cambiata la vita dappertutto. Anche con l’avvento dei telefonini. Qui ancora di più perché quello che vedo è un inaridimento di rapporti sociali. Vedo gente più casalinga. Supportati da quelle cose che hanno preso piede, tipo le serie tv. Prima si socializzava di più. In realtà sto ancora mettendo a fuoco la situazione, per vedere dove attingere per la satira di costume».
Negli ultimi anni hai tenuto convegni in particolare presso l’università “D’Annunzio”. Quanto è importante la conservazione e la valorizzazione del dialetto?
«Importantissima. Io ho trovato sponda nel professor Antonio Sorella. Grazie a lui ho fatto queste mini lezioni all’università. La chiave è l’ironia. Non sono un professore, porto le mie conoscenze. Ma non è solo un unico dialetto abruzzese, perché la nostra regione a livello linguistico ha tante sfaccettature. Io tratto più il dialetto della costa. La cosa più importante sono gli ausiliari. Da noi sono quattro, “essere”, “avere”, “fare”, “tenere”. È come in Spagna. Del resto noi siamo stati dominati dai Borboni. Ne è venuto fuori anche un format che è “Non è mai troppo Abruzzo”. Lo faccio nei borghi, per poche persone. L’ho iniziato nelle scuole e poi l’ho portato nelle piazze».
Un tuo momento riuscitissimo è quello degli scherzi telefonici, come ti spieghi tutto questo successo?
«Diciamo che questa è una cosa che io faccio da una vita. L’ho fatta in radio sin dagli anni Ottanta. Adesso la porto nelle piazze. La gente ti apprezza perché la mia formula è diversa dalle radio. Sono scherzi su richiesta, io faccio quello che loro mi dicono di fare. Riesco ad improvvisare e a rappresentare le varie situazioni che si modificano. Quello che si vede in piazza è la maestria. Fatto al momento lo apprezzano di più rispetto alla tv, dove mandiamo un estratto. Non so da cosa dipenda la mia bravura. Penso dal feeling con la gente».
Nella tua carriera hai avuto modo di sperimentare la radio, il teatro e la televisione. Qual è il format che preferisci?
«Diciamo che sono tutti importanti e complementari. Ho fatto anche una sorta di miscela. Quando faccio gli spettacoli in piazza ho ideato format dal vivo e in tv. C’è Elena Di Bacco che va a fare interviste sul luogo. È una commistione. Non saprei scegliere quale preferisco. La radio prima mi piaceva perché creava immaginazione, con i personaggi che proponevo. Ma la radio di oggi dà poco spazio a quello che facevo io. Oggi c’è poco spazio per il parlato e più per la musica. Io vorrei che dessero più spazio al parlato. È una questione di evoluzione. O di involuzione».
8-5-2024 di Daniele Rossi