Il mestiere dell’allenatore: Vincenzo Vivarini
Il tecnico Vincenzo Vivarini attualmente non sta allenando dopo un inizio di stagione poco fortunato a Frosinone. Il sorriso stampato, insieme ad un’aria senza dubbio più rilassata rispetto al solito.E non c’entra tanto questo inizio di primavera ma quella che si può definire una pausa per così dire forzata. Del resto il mestiere dell’allenatore è questo. Così con lui abbiamo voluto fare il punto della situazione in vista del finale di stagione nei campionati di serie B e C, che il tecnico abruzzese conosce molto bene.
Vincenzo Vivarini: Allenatore vincente
Quattro campionati vinti nel palmares di Vincenzo Vivarini. Il primo a Chieti nella stagione 2009-2010 in serie D, sotto la presidenza di Walter Bellia. Riportando una piazza importante come quella di Chieti nel calcio professionistico. E quello fu il vero e proprio trampolino di lancio per il tecnico di Ari. Che poi lo proiettò verso palcoscenici più prestigiosi.
Nella società neroverde figuravano anche l’allora vicepresidente Massimo Reale e il ds Alessandro Battisti. Battisti che da poco è tornato a ricoprire il medesimo ruolo nella Chieti calcio. Nella stagione 2014-2015 alla guida del Teramo di Luciano Campitelli, Vivarini riuscì a centrare la promozione in serie B. Ma poi la gioia si trasformò ben presto in grande amarezza, dopo la revoca da parte della giustizia sportiva. In quella squadra tra i biancorossi militavano Lapadula e Donnarumma, che complessivamente realizzarono 48 gol in due.
Una squadra di livello costruita ottimamente dal ds Marcello Di Giuseppe. L’anno precedente Vivarini aveva centrato anche la promozione in C. Insomma un doppio salto compiuto con i biancorossi. Nel 2022-2023 Vivarini è riuscito a ripetersi alla guida del Catanzaro. Un campionato letteralmente dominato dai calabresi nel girone C, lo stesso del Pescara. Ai biancazzurri Vivarini diede una sonora lezione, imponendosi 3-0 all’Adriatico. Quell’anno il tecnico vinse anche la Panchina d’Oro di serie C come miglior allenatore della categoria.
Club importanti
Per Vivarini nel corso della sua carriera, un vero e proprio crescendo di successi e soddisfazioni. Che lo hanno portato alla guida di club di prestigio tra B e C. Come Pescara, Ascoli, Bari, Catanzaro e Frosinone. Proprio con i ciociari, quest’anno un avvio di stagione al di sotto delle attese ha portato al suo esonero il 22 ottobre 2024. Frosinone che era reduce dalla retrocessione dalla A alla B della stagione precedente.
Nel Pescara Vivarini era agli inizi della sua carriera da tecnico nel panorama professionistico. E restò in biancazzurro dal 2004 al 2007 come collaboratore tecnico e vice allenatore. Facendo da vice anche a Maurizio Sarri, che nella stagione 2005-2006 allenò il Pescara in serie B.
Mercoledì era all’Adriatico nella partita di recupero del Pescara contro l’Arezzo. Come si spiega questa flessione dei biancazzurri in un momento così importante della stagione?
«Guardando la serie C, è un campionato sempre complicato. Io faccio l’esempio del Padova che aveva dieci punti di vantaggio. Sono cose che capitano nel calcio, i valori sono sempre molto livellati. Conta molto l’entusiasmo e l’esuberanza di una squadra. Il Pescara ha subito troppo i passi falsi e deve essere brava a ritrovarsi».
A proposito di Pescara, lei è stato collaboratore tecnico e vice allenatore dal 2004 fino alla stagione 2006-2007, che sancì la retrocessione in C. Ha fatto da vice anche ad un certo Maurizio Sarri. Ci pensa mai a tornare un giorno in biancazzurro da allenatore?
«Io lo dico sempre, devo tantissimo al Pescara. Da calciatore ho fatto il settore giovanile. E mi ha forgiato sia come calciatore che come allenatore. Ho fatto il collaboratore tecnico prima a Simonelli e poi a Sarri. Mi hanno insegnato a fare questo lavoro e mi hanno messo sul circuito di fare l’allenatore. Poi per venire ad allenare ce ne passa. Ma Pescara la considero casa mia, perché vivo anche da queste parti».
In serie B, campionato che l’ha vista protagonista negli ultimi anni, è fuga del Sassuolo. Cosa ha di più la squadra di Fabio Grosso rispetto alle inseguitrici?
«Il campionato di serie B è molto bello ed equilibrato. Il Sassuolo ha giocatori da serie A. Si ritrova a fare la B ma ha una squadra fortissima e sta dominando. Per le altre poi tutto può succedere. Vedere la Sampdoria che rischia di retrocedere spiega il campionato di serie B».
Anche lo Spezia sta facendo bene. Secondo lei quante chance di promozione ha la squadra dell’altro tecnico abruzzese Luca D’Angelo?
«Lo Spezia è una squadra che ha individualità importanti e fisicità. Ha un gioco ben definito che lo ha portato a primeggiare. Il Pisa ha le stesse caratteristiche dello Spezia. In B può succedere di tutto. Lo Spezia ha superato la crisi. Tutto dipende dalle ultime partite, ma una piccola possibilità di agganciare il Pisa c’è».
Tornando indietro nella sua carriera, nelle mente di molti è rimasta ancora quella cavalcata vincente del suo Catanzaro due anni fa che stravinse il campionato centrando la promozione in B. Qual è stato il vostro segreto?
«Lì c’è stato un connubio importante da parte mia, della società, dei tifosi. C’è stata un’unione d’intenti che ancora dura. Si sono unite potenzialità individuali e un progetto tattico ben definito. Era una squadra che giocava bene e dove ognuno sapeva quello che doveva fare. Abbiamo battuto tutti i record. È un orgoglio per me e per tutta la città di Catanzaro».
A Chieti il primo campionato vinto con Walter Bellia presidente, stagione 2009-2010 in D. Quello fu un po’ il suo trampolino di lancio. Quant’è stato bello vincere e riportare in alto una piazza importante come quella di Chieti?
«Quello fu un anno particolare, dove non partimmo con un progetto per stravincere il campionato. Ma c’erano idee chiare anche in quel caso. Avevamo dei problemi che siamo riusciti a superare a metà campionato. Dal girone di ritorno recuperammo 10 punti all’Aquila. Ci fu l’esaltazione di una piazza intera. Ho bellissimi ricordi».
A Teramo una gioia che ben presto si trasformò in amarezza nella stagione 2014-2015 con Luciano Campitelli presidente. A distanza di dieci anni, che effetto fa a Vincenzo Vivarini ricordare quella mancata promozione?
«Mi ricordo prima di tutto la città di Teramo che in quel periodo viveva di calcio. Abbiamo riempito lo stadio con dieci mila persone. Sono stati due anni di successi con due campionati vinti. Noi abbiamo stradominato contro Reggiana ed Ascoli. Anche lì c’è stato un connubio con il direttore (Marcello Di Giuseppe, ndr) e la società. È stato un lavoro straordinario perché con pochi soldi ma tanto cervello avevamo una squadra che giocava bene con grande spettacolo. Ci sono state tutte cose positive, non ricordo cose negative».
11-4-2025 Daniele Rossi